Il successo della sinistra nelle recenti elezioni amministrative è stato accompagnato, come spesso accade, da numerosi commenti di politici, giornalisti e osservatori. Uno dei refrain più gettonati è stato che la sinistra ha vinto grazie alle primarie e ai leader. Ma è stato davvero così? Dire che sono le primarie a far vincere un sindaco, un presidente di regione o, addirittura, un un presidente del consiglio è di per sé un’affermazione indimostrabile. In diversi Paesi si stanno diffondendo, o sono utilizzate da anni, le primarie e, com’è ovvio che sia, il candidato da essi selezionato può vincere o perdere. Per esempio, lo sfidante di Obama, McCain ha vinto le primarie del Partito Repubblicano, eppure è stato sconfitto. In Europa, sia Walter Veltroni che Ségoléne Royal hanno vinto le primarie, eppure sono stati sconfitti. Pertanto non c’è un nesso che lega le selezione per mezzo delle primarie con la vittoria, anzi, come nel caso delle amministrative di Napoli, esse possono essere la causa di una prematura e mortificante sconfitta. L’elogio delle primarie è accompagnato da un corollario, anch’esso discutibile, quello dell’effetto leader. La vittoria nelle amministrative da molti è stata spiegata con l’apporto del leader. Anche qui però non tutto è lineare. Se nelle recenti amministrative vi è stato effetto leader, questo è avvenuto prevalentemente nella città di Napoli, dove il voto per De Magistris al primo turno ha di gran lunga superato, quasi doppiandolo, quello delle liste che lo appoggiavano. Nel secondo turno vi è stato, sì, un vero e proprio plebiscito, ma senza l’apporto dell’altra coalizione di sinistra e del Terzo polo, questo risultato non si sarebbe raggiunto. Al primo turno, infatti, De Magistris, aveva raccolto 128.303 voti; l’altro sfidante di centrosinistra Morcone, 89.280, e il candidato del Terzo Polo Pasquino, 45.449.

http://www.centroriformastato.org/crs2/spip.php?article249
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