venerdì 27 aprile 2012

Uomo libero ... nelle foto, sottoposte a censura

Oggi sono stato censurato. Non è una bella situazione. Vergogna eterna ai censori di turno, pavidi e moralisti, che invito a censurare anche "L'origine du monde", il celebre dipinto di Gustave Courbet del 1866 ... Censura è definita come attività di controllo ideologico e morale dello Stato o della Chiesa sulle opere del pensiero; assume - spesso - la forma di censura preventiva e si configura in un "ufficio" che la esercita (ad es.: film vietato). Ulteriori accezioni sono: Disapprovazione, critica, biasimo dell'operato altrui: muovere, fare delle censure. Da ultimo: Censura è provvedimento disciplinare nei confronti di un dipendente pubblico ...
Tutto questo capita, tra l'altro, a Giovanni Dursi, 54enne, laureato in Filosofia, presso l’Università degli studi di Bologna, abilitato all’insegnamento di Filosofia, Psicologia e Scienze dell’educazione (A036) e Filosofia e Storia (A037), docente M.I.U.R. a tempo indeterminato che, oltre all’insegnamento, si occupa di management della formazione nella knowledge society e di “comunicazione pubblica ed istituzionale”, come disciplinata dalla L. n° 150/2000. Già professore a contratto del corso integrativo di Filosofia dell’educazione presso la Cattedra di Pedagogia (Chiar.mo Prof. Nando Filograsso) dell’Università degli Studi di Urbino, per conto di alcuni Enti pubblici italiani (Regione Emilia Romagna, Centri di formazione professionale, Enti locali) ha realizzato diverse attività tecnico-consulenziali: project work, copywriter, pubbliche relazioni, ricerca e sviluppo (tra l’altro, ha partecipato all’ “IDE – Indagine sul disagio giovanile – Studi di caso sui fattori del disagio e della dispersione per la promozione del successo scolastico” I.N.Val.S.I., 2005), organizzativo-amministrative.
Di formazione marxista, partecipa dalla fine degli anni ‘70, al movimento anticapitalista ed alla battaglia delle idee pubblicando saggi ed articoli vari per riviste, periodici e quotidiani, testate locali e nazionali anche on line. È coeditore del periodico bolognese – ora on line “Zero in condotta”. Scrive su http://th-rough.eu/. Ha partecipato all’esperienza politica neocivica di “Bologna Città Libera” ...

venerdì 20 aprile 2012

Inesorabilmente verso la Grecia . . . Non rassegnamoci al "fumus democratico" ! Ribelliamoci !

La lenta e progressiva opera di massacri sociali del “Governo Monti” (sostenuto da tutte le opzioni politico-partitiche parlamentari, collocate sia in “maggioranza” che all'”opposizione” nel teatrino istituzionale-mediatico ove quotidianamente si rappresentano “truffe” legislative ed appropriazione indebita di denaro pubblico)
conduce anche la metropoli italiana alla “situazione greca”. La disoccupazione dilagante aumenterà grazie alla modifica padronale dell'art. 18 e, dal '94, si è già arrivati, accanto all'”incerta” entità degli “esodati” (veri e propri deportati dal lavoro e dal Welfare), a tre milioni di persone che non hanno più assoluta possibilità di lavoro o reddito.
In queste ore, la repressione politica prosegue e si acuisce effettuando perquisizioni ed arresti in sei città per l'inchiesta in corso sugli scontri a Roma in ottobre durante le manifestazioni popolari. L'antagonismo sociale – altra cosa rispetto alla retorica ed alle prassi della cosiddetta “antipolitica” che parteciperà, in tutte le sue espressioni organizzate, anche alle prossime elezioni amministrative e, più in generale, al gran rito della “democrazia reale” che altro non è che l'esproprio legale di diritti e del protagonismo decisionale e neoistituzionale della classi sociali subalterne – è davvero di fronte ad un bivio: l'organizzazione politica della sollevazione delle masse in rivolta oppure la rassegnazione autolesionistica al “fumus democratico”.
Ribellarsi ora – in tutte le forme auspicabili contro le “autorità costituite” rifiutando concretamente e risolutamente di sottomettersi volontariamente al massacro sociale - è giusto e doveroso passando da una fase di “resistenza” all'incedere della “crisi” ad una fase di fuoriuscita politica. Si tratta di lavorare oggi per contribuire a rinsaldare quel tessuto di solidarietà militante, confronto politico, unità e alleanza, contando sul fatto che la crisi della borghesia e la tendenza alla guerra, favoriscono come non mai la convergenza di interessi e l'alleanza del proletariato internazionale con i popoli, e le forze antagoniste che in tutto il mondo lottano contro il capitalismo multinazionale.
Il capitalismo, allo stadio dell'imperialismo delle multinazionali, ha creato un sistema di rapporti talmente integrato che il suo sviluppo può avvenire solo accrescendo tanto le dimensioni, quanto la forza di coesione dell'interdipendenza. Questo sistema di relazioni, non elimina certo le contraddizioni e i motivi conflittuali, ma impedisce ad ogni Stato-membro una sua collocazione all'esterno della catena d'appartenenza, e una diversa politica di alleanze.
Questo perché il carattere unitario della catena non riposa su accordi politici o diplomatici, ma su caratteristiche strutturali e su una divisione internazionale del lavoro e dei mercati determinate dallo sviluppo che il capitale ha raggiunto. La consapevolezza che ne deriva obbliga tutte le soggettività antagoniste a "fare la rivoluzione nel proprio paese" e "contare sulle proprie forze", come è altrettanto vero che la condizione per poter fare una rivoluzione è legata allo stato generale dei rapporti di forza tra borghesia imperialista e proletariato internazionale; all'acutizzarsi della crisi economica e politica dell'imperialismo dominante; nonché alle modificazioni che questo subisce in campo mondiale. Nell'immediato, condividiamo l'Appello per la costituzione del Comitato promotore del Movimento “SI ALLA LOTTA, NO AL VOTO” . Il comitato promotore intende indicare una prima tabella di marcia del percorso da avviare di costituzione del Movimento nazionale “SI ALLA LOTTA, NO AL VOTO”. Le valutazioni sull'andamento della lotta poltica in Italia sono tutte positive sia per la partecipazione numerica che per lo spirito unitario delle iniziative sociali conflittuali tendenti a dare corpo all'estraneità ed ostilità verso il sistema istituzionale dei partiti e di tutti gli organismi conservatori della mediazione politica.Le lotte (posti di lavoro, reddito, “stato sociale”, “beni comuni”, diritti, conoscenze) ed il potenziale conflittuale mostrato costituiscono segnali importanti di controtendenza alla rassegnazione rispetto all'incedere della crisi che ben si coniugano con i contenuti antagonisti della realizzazione sul territorio di nuove autentiche istituzionalità popolari. Si invitano tutti a lavorare affinchè si possa dare vita ad un coordinamento per la prima Assemblea pubblica nazionale (Settembre / Ottobre 2012) che fornisca forte prospettiva organizzativa e “gambe” al Movimento “SI ALLA LOTTA, NO AL VOTO” in modo da incoraggiare tutti coloro che – inceerti sul da farsi politico - rischiano di rifluire passivamente verso la partecipazione alla prossime scadenze elettorali, amministrative o politiche. Per questo motivo è indispensabile serrare le fila dell'antagonismo sociale e decisamente – come unico corpo contundente - avviare il passaggio alla costituzione di Comitati popolari di restistenza per la cittadinanza attiva CPRCA, sul modello dei Soviet in modo da fornire alle masse popolari praticabili alternative alle condotte subalterne che lo Stato capitalistico-borghese, operante con sue peculiari forme di dominio nella metropoli italiana, richiede ai cittadini lavoratori.
Il Comitato promotore del Movimento “SI ALLA LOTTA, NO AL VOTO” invita tutte e tutti a:consolidare lo spirito unitario che anima le realtà dell'antagonismo sociale a livello nazionale e a livello locale, cercando in tutti i modi di far convergere le/i singole/i, le forze organizzate e i soggetti che condividono l'obiettivo di realizzare territorialmente Comitati popolari di resistenza per la cittadinanza attiva CPRCA. Pur prevedendo difficoltà in alcune realtà, va esperito con convinzione e lucidità; convocare entro Giugno 2012 Assemblee pubbliche locali promotrici del Movimento nazionale “SI ALLA LOTTA, NO AL VOTO” e di iniziative politiche che siano a sostegno del progetto. La costruzione dei Comitati popolari di resistenza per la cittadinanza attiva CPRCA locali, è un tramite fondamentale per dare forza alle concrete vertenze sussistenti territorialmente (esempio, il movimento NO TAV) e sul piano della ristrutturazione dei sistemi lavorativi di produzione (esempio, il “modello Marchionne” alla FIAT) e del sistema di protezione sociale (smantellamento del Welfare universalistico) che rappresentano, nell'insieme, quella “distanza” politico-culturale necessaria all'edificazione di nuove istituzionalità sociali.
Assemblee locali dovranno approfondire la conoscenza dei margini ampliabili di conflitto superando le tendenze trade-unioniste, discutere le priorità immediate ed obiettivi di medio periodo elaborando proposte per un programma d'azione e cominciare ad articolare i Comitati popolari di resistenza per la cittadinanza attiva CPRCA locali quali embrioni della campagna nazionale per un contropotere popolare “visibile” ed “apprezzabile” dalle masse in rivolta, poiché “luogo” identificabile al servizio ed a tutela delle forme d'esistenza popolari.Da subito, va approntata una bozza di testo (quale contributo, sarà diffuso a breve una prima emendabile “scaletta” di punti) per una diffusione di massa di un apposito Documento di riferimento utile all'organizzazione delle attività del Movimento “SI ALLA LOTTA, NO AL VOTO”. Il Documento (approvato successivamente in via definitiva) va usato come strumento per banchetti e il lavoro di massa sulle parole d'ordine sulla nuova istituzionalità popolare conquistando spazi di comunicazione ovunque sia possibileImportante la partecipazione di tutti all'elaborazione del Documento politico per definire ambiti d'azione e finalità del Movimento “SI ALLA LOTTA, NO AL VOTO”, eventualmente organizzando iniziative di approfondimento conoscitivo mai delegando solo a cosiddetti esperti (economisti, giuristi) o “gruppi di lavoro tematici” il compito di avanzare proposte sull'astensionismo di massa e sulla sua “traduzione” in una rete di CPRCA.