giovedì 25 aprile 2024

Quale 25 Aprile ? Il Governo censura il 25 Aprile, come fosse una fiction

In Italia, gli scioperi del marzo 1943, il bombardamento di Roma del luglio e la caduta, nello stesso mese (25.7.1943), del fascismo promuovono il cambiamento.

Crollato il regime, Mussolini fu trasferito in stato di fermo prima a Ponza, poi alla Maddalena, quindi al Gran Sasso; di qui venne liberato dai tedeschi con un colpo di mano e portato in volo in Germania all'indomani dell'8 settembre. Tornò in Italia per raccogliere quel che restava dello sfacelo fascista nella Repubblica sociale italiana, nella quale esercitò le funzioni di capo dello Stato e capo del governo. Installato a Gargnano (sul Lago di Garda), seguì le vicende belliche apparendo raramente in pubblico. Dichiarò come obiettivo la riconciliazione degli italiani e la socializzazione, ma la crisi militare dell'Asse, gli scioperi operai del 1943-44 e il movimento di Resistenza ne evidenziarono la funzione di puntello dell'occupazione tedesca. Al crollo della "linea gotica" si trasferì a Milano (17 aprile 1945) e tentò di contrattare la propria incolumità con il Comitato di liberazione nazionale. In fuga verso Como, in divisa da soldato tedesco, fu arrestato dai partigiani e passato per le armi per ordine del CLN il 28 aprile 1945. Il suo cadavere (insieme a quelli di Claretta Petacci, la donna cui era legato dal 1936, e di altri gerarchi fucilati) fu esposto dai partigiani a Milano in piazzale Loreto, a simbolo della fine del Fascismo.

In effetti, la fine delle ostilità in Italia e quindi la totale liberazione del territorio nazionale sono arrivate il 3 maggio 1945. Si preferì invece orientarsi verso il giorno in cui il (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) chiamò il popolo italiano all’insurrezione nei territori ancora occupati dai tedeschi e al tempo stesso si affermò come un’unica autorità nazionale legittima. Scegliere il 25 aprile significava quindi celebrare non soltanto la fine della guerra e dell’oppressione nazifascista, ma anche riconoscere il valore e l’importanza del movimento partigiano.

La differenza non è da poco: un conto è auspicare la fine della guerra e il ritorno alla normalità, un altro è aderire ai valori e all’iniziativa della Resistenza. In questo senso, l’istituzionalizzazione del 25 aprile, la sua accettazione da parte di tutti gli italiani, si è presentata più ardua rispetto ad altre memorie civili.

Anche a causa d'una idea - la cosiddetta "pacificazione nazionale" - che sterilizzò la lotta di classe.

Il 22 giugno 1946, infatti, entra in vigore il “Decreto presidenziale di amnistia e indulto per reati comuni, politici e militari” avvenuti durante il periodo dell'occupazione nazifascista. La legge è stata proposta e varata dal ministro di Grazia e Giustizia del primo governo De Gasperi, Palmiro Togliatti, segretario del PCI.

Egli presentò il provvedimento di clemenza come giustificato dalla necessità di un “rapido avviamento del Paese a condizioni di pace politica e sociale”.

Ad 80 anni di distanza, l'Italia ha un Governo ed alte cariche istituzionali comprensivi di neofascisti.

Gli italiani, da circa due anni, sono catapultati in una simulazione bellica, in una sorta di Civil War [1], talora ispirata alla ricostruzione di battaglie del passato, eseguita nelle paludate forme del journalism mainstream media.

I cittadini, obtorto collo, sono trattati da spettatori di un'esercitazione strategica che allude sempre più con evidenza a forme repressive, avendo constatato – gli attuali detentori del potere politico - il fallimento del primo livello di controllo sociale costituito da forme di persuasione alla conformità ed alla passività.

Con l’ausilio di mappe politiche simili a liste di proscrizione e strumenti elettronici, l'attuale Governo sta mettendo sul terreno provocazioni politico-giudiziarie consistenti nella ricostruzione di azioni di violenta lotta politica del passato, o nell’invenzione di battaglie di fantasia, usando plastici o tavolieri, nel qual caso si parla di board war game «gioco di simulazione strategica da tavolo», lasciando andare in malora la cura statuale del Paese.

Esponenti del Governo, diuturnamente, in primis Giorgia Meloni, riproducono scenarî reali e sui quali si muovono pedine di cartone o riproduzioni in miniatura di soldati, armi e mezzi bellici per avviare e mantenere alto il livello di “distrazione di massa” le cui caratteristiche corrispondono, nella finzione del gioco, a quelle reali.

Abbiamo già riferito sulle “[...] recenti, presunte, epurazioni RAI, così interpretate, ad imperituro “dileggio” di chi del canone si serve per perpetuare il sistema di potere anche mediatico, quindi di rango costituzionale (ai sensi dell'art. 43 della Costituzione) trattandosi di “servizio pubblico” televisivo, ad esclusivo vantaggio di parte.
Poca dignità in chi pratica – attualmente, la destra di Governo che arriva a detenere, di fatto, sei reti televisive nazionali, il monopolio RAI-Mediaset – lo
spoils system […]” [2].

Così come abbiamo già denunciato la via giudiziaria contro il dissenso, praticata come “[...] una modalità di rapporto che si sta consolidando tra Esecutivo ed intelligencija, quella “giudiziaria” […]” con espliciti intenti intimidatori e di censura, con riferimento particolare, ma non esclusivo, alle querele onerose per diffamazione avanzate da Giorgia Meloni a Roberto Saviano e al Prof. Luciano Canfora [3]. Questo andazzo si sta allargando: sta avvenendo, senza essere esposti ai riflettori, in tanti casi di revanscismo giudiziario contro liberi pensatori, anche a livelli più bassi delle gerarchie sociali.

Dai “giochi di simulazione”, si sta passando a vie di fatto, ad una rivincita negazionista, si sta mettendo a rischio il racconto pubblico delle verità storiche, impedendo di parlare a chi s'azzarda a rievocare i fatti originari della Repubblica democratica italiana.

Antonio Scurati [4] non ci potrà essere in studio a “CheSarà”, programma di Rai3 bloccato da vertici della Rai a 24 ore dalla messa in onda, con il monologo sulla memoria del 25 Aprile, la più importante di altre ricorrenze laiche paradossalmente proprio per il suo carattere al tempo stesso unitario e divisivo: è una celebrazione per la riconquistata democrazia, per la libertà e l'indipendenza nazionale, ma è anche una giornata solenne contro il fascismo, contro la dittatura, contro la guerra.

Il testo del monologo è stato condiviso da Giorgia Meloni sul suo profilo Facebook, 'perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno', dichiara tronfia e prosegue: “in un'Italia piena di problemi, anche oggi la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura”.

Proprio le sue parole sono allarmanti: in primo luogo, esse evidenziano un atteggiamento di relativizzazione storiografica inaccettabile, alzando a piacimento un polverone ideologico per comparare avvenimenti rilevanti – il presunto ostracismo subito da forze neofasciste, costituzionalmente impedite nell'azione politica - e fatti – quali quelli ascrivibili al periodo resistenziale - che invece riguardano 58 milioni 990mila italiani ai quali l'attuale Governo ha deciso di non rendere conto, preferendo loro i committenti interni ed internazionali.

In secondo luogo, Meloni ignora volutamente il dato che il messaggio televisivo – a fronte di 120 milioni di schermi digitali, di cui oltre 97 milioni connessi - è d'impatto ben superiore alla veicolazione di contenuti tramite i social network, che caratterizza la fruizione in modo marcatamente individuale, personalizzata, e, tipicamente, in mobilità di non tutto il potenziale target di cittadini-elettori. Proprio la moltiplicazione degli schermi ha segnato, negli anni, la riconferma del mezzo televisivo quale medium più utilizzato per essere informati.

Se ne può concludere, che la censura da parte del potere politico ha due risvolti: uno eclatantemente epurativo, soppressivo, eversivo, l'altro subdolamente manipolatotorio, da gioco di simulazione “delle tre carte”.

La grande cavalcata della maggioranza partitica al Governo del Paese verso il cosiddetto “premierato” [5], passa anche da queste sgrammaticature costituzionali.

Il Presidente della Repubblica sarà ridotto a un notaio che esegue gli ordini del Capo del Governo. La maggioranza parlamentare, assicurata non come rappresentanza reale del voto degli elettori, ma dal meccanismo maggioritario, potrà di fatto dominare ogni nomina parlamentare nella Corte Costituzionale, nel Consiglio Superiore della Magistratura e nella stessa elezione del Presidente della Repubblica, che quindi non rappresenterà più l’unità nazionale. Anche il venire meno della rappresentatività più larga possibile di questi organi di garanzia, costituisce un rischio per la stabilità dell'assetto democratico. Stabilità del governo, stabilità del Paese, stabilità della democrazia non coincidono, né sono assicurate dalla elezione diretta del “premier”.

L’unica cosa che viene assicurata è il suo potere personale. L’esasperata personalizzazione della politica è la malattia non la cura: una democrazia è più forte se è più partecipata. Come si fa a non essere d'accordo con l'A.N.P.I. ?

Il 25 Aprile va ricordato, ogni anno. Ricordato in tutti i suoi aspetti a valenza storica: nei 20 mesi in cui si sviluppa la lotta resistenziale, gli occupanti tedeschi, spesso assistiti attivamente dai collaborazionisti fascisti – i quali non esitano, in numerose occasioni, a rendersi protagonisti in modo autonomo dell'esercizio della brutalità –, infieriscono nei confronti della popolazione, dei partigiani, dei soldati disarmati, delle minoranze religiose, degli ex prigionieri di guerra in mani italiane. Le ragioni della violenza sono le più varie; le vittime, secondo l'analisi dettagliata che ha prodotto l'Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia – al quale si rimanda – sono più di 23.000 in circa 5.550 episodi, compresi nell'arco cronologico che va dal Luglio 1943 al Maggio 1945.

Si è certi che la Meloni, rintanata nel suo protettivo polverone ideologico, ha sottoposto ad oblio questi fatti. Di questo oltraggio ne dovrà rispondere.

25/04/2024 Giovanni Dursi

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1 Intenzionale citazione del film di Alex Garland, in questi giorni nelle sale, che descrive come gli U.S.A. siano devastati da un conflitto interno visto da due fotoreporter.

2 G. Dursi, Spoils system RAI e legge del contrappasso, mentinfuga.com, 23 Maggio 2023.

3 G. Dursi, Governo Meloni: la via giudiziaria contro il dissenso, mentinfuga.com, 15 Febbraio 2024.

4 Scrittore italiano (1969). Ricercatore presso la Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM), ha affiancato all’attività accademica la scrittura letteraria.

5 P. Esposito, Quer pasticciaccio brutto del premierato, mentinfuga.com, 4 Aprile 2024; S. Bonfiglio, Il “premierato elettivo” e la clausola “anti-ribaltone”, mentinfuga.com 9 Febbraio 2024.