lunedì 25 marzo 2019

L'essere umano è al centro, con un sole spento che gli gira intorno – Pensieri su Cristo ed i cristiani cattolici

In un intervento pubblico tenuto anni fa ed enfatizzato dalla stampa e dal “circo” mediatico, Karol Wojtyla si è pronunciato sul “silenzio di Dio, che non si rivela più e sembra essersi rinchiuso nel suo cielo, quasi disgustato dall’agire dell’umanità”. Il terrificante messaggio, per la comunità cristiana cattolica, di un dio silente, pronto alla tempestosa collera che abbandona l’umanità al proprio delirio babelico è stato sbrigativamente liquidato dai media come sermone generalista (prodotto immateriale “buono” per stigmatizzare la guerra, la distruzione dell’habitat, il presunto deficit etico nella sessualità, la clonazione).
Crediamo, invece, che l’inquietante messaggio interroghi profondamente tutti gli aspetti della cristianità, oltre a quella parte di mondo laico che fonda i propri valori culturali e morali trascendendo una prospettiva esclusivamente autoidentitaria e autoreferenziale. Papa Wojtyla, consapevole, e noi con lui, della decadenza (nel linguaggio dell’economia, degenerazione iperliberista) che caratterizza l’occidente capitalista, la denuncia come il male attuale che l’umanità non è più in grado di sanare, al limite di un epocale harahiri.
L’annuncio dell’Apocalisse spirituale, preludio della catastrofe planetaria è, non a caso, accompagnata dai ripetuti e condivisibili ultimi interventi dei due papa attuali, l’emerito
Bendetto XVI e Francesco I, a favore della pace. Chi non li farebbe, anche solo vedendo le immagini del martirio sociale e catastrofe urbana di al-Raqqa dove sono avvenute decapitazioni e crocefissioni contrastate con i bombardamenti. Ma le ultime dichiarazioni appaiono, constatati il silenzio e l’assenza di dio, fautori di una pace costruita in nome proprio, in una prospettiva orizzontale totalmente immanente.
Viene aperto, in questo non più “nuovo” millennio, uno scenario filosofico di tipo tolemaico, dove l’essere umano è al centro con un sole spento che gli gira intorno. Nuove e, fino a poco tempo fa, impensabili alleanze sono possibili nella rappresentazione di un improbabile neo-illuminismo che ora sembra accomunare Chiesa cattolica e sinistra no-global. Entrambe sembrano dimenticare che lo straccetto arcobalenico che va da Gino Strada a Don Ciotti ha sostituito la stretta di mano a Pinochet di ieri, che l’intervento in favore della pace di oggi è in contraddizione con l’interventismo espresso da Giovanni Paolo II nell’omelia in occasione del Giubileo dei militari e delle forze di polizia, nel Novembre del 2000, che vogliamo ricordare: «La pace è un fondamentale diritto di ogni uomo, che va continuamente promosso, tenendo conto che gli uomini in quanto peccatori sono e saranno sempre sotto la minaccia della guerra fino alla venuta del Cristo. Talora questo compito, come l’esperienza anche recente ha dimostrato, comporta iniziative concrete per disarmare l’aggressore. Intendo qui riferirmi alla cosiddetta “ingerenza umanitaria”, che rappresenta, dopo il fallimento degli sforzi della politica e degli strumenti di difesa non violenti, l’estremo tentativo a cui ricorrere per arrestare la mano dell’ingiusto aggressore».
Senza entrare nel merito della variabile, nella storia della Chiesa, dell’opportunità politica dei diversi “expedit” o “non expedit”, emerge il dato terribile che la morte di dio, già profetizzata da Nietzsche, è stata questa volta annunciata dal “megafono vaticano“, che utilizza a pieno titolo e a piene mani il sistema dell’informazione multimediale per amplificarsi. È evidente a tutti che il pugno, evocato e giustificato da Francesco I da dare all'eventuale villano colpevole di aver offeso sua madre, fa pendant con le variegate forme di esasperazione magico-misterica, di esaltazione delirante, di nociva intossicazione delle relazioni sociali ahimè testimoniata dai modi di intendere il cristianesimo da parte dei credenti contemporanei.
Certo è che l'autentico cristiano non avverte la necessità di definirsi tale e/o baciato dalla grazia divina; egli opera da cristiano, emulando Cristo, anche nell'epoca della virtualizzazione identitaria schizofrenica indotta da un uso né consapevole né critico dei social network che, a volte, vengono anacronisticamente demonizzati e ripudiati rifugiandosi nella solipsistica penitenziale preghiera. Tali pratiche devote o delle liturgie ad hoc, quasi personali, à la carte, in preda al vaneggiamento della propria simbolica perfezione, autorizza tali pseudocristiani a stigmatizzare ed ossessionare, con i propri angusti codici interpretativi, i portatori del pensiero critico, della laicità costitutiva dell'etica pubblica, dell'ateismo, della razionalità filosofica e scientifica.
Questo rito mistico dell'irrazionalità – molto simile ai roghi accesi dall'Inquisizione per estirpare le eresie detentrici di verità – sta annichilendo i cristiani cattolici che si rifugiano nell'intimismo della preghiera e del dialogo egolatrico con dio; inoltre, vedrà la parte egemone politicamente (destra neofascista) del mondo cattolico imporre la propria “supremazia spirituale” con la violenza argomentativa e della sua influenza istituzionale, celebrare a Verona (dal 29 al 31 Marzo 2019) il XIII World Congress of Families , evento organizzatore del movimento globale antiabortista, antifemminista, anti-LGBTQI e delle azioni contro la tutela dei diritti delle persone.

A latere, viene spontaneo chiedere che, a questo proposito, ognuno parli per sé. Cos’hanno da dire sul silenzio di dio le migliaia di giovani riunite, con cadenze prossime, per un giubileo festoso e rumoreggiante ? E tutti coloro, e crediamo siano tanti, che, nell’ascolto dell’altro e nel silenzio di sé, lottano per la pace attraverso la costruzione di un punto di vista che trascenda il proprio ? Forse è Iannacci, in una sua vecchia canzone che può inconsapevolmente indicarci la soluzione del paradosso teologico di un Verbo muto, di un Lògos afasico quando ricorda che “bisogna avere orecchio, bisogna averne un sacco, tanto, anzi parecchio…”.
L’esperienza dell’ascolto – impossibile agli integralisti e rubato ai mistici del XXI secolo, sordamente impegnati in via esclusiva nel penitenziàgite - è possibile a partire dal silenzio, non di un eventuale dio, ma nostro, mettendo a tacere le chiacchiere rumoreggianti, individuali e collettive, tipiche dell’alienante sistema dominante dell’informazione. Si presentano sempre più come “rumore dei media” che diviene omologante informazione del dominio che tutto cerca di coprire, anche i pensieri più personali e le più intime convinzioni, secondo il modello del Panoptico, la struttura di un edificio ideato da J. Bentham nel corso della seconda metà del secolo XVIII per rispondere alle nuove esigenze di organizzazione e controllo sociale dettate dallo sviluppo dei centri urbani e dalle mutate condizioni di lavoro, entrambi epifenomeni della cosiddetta prima rivoluzione industriale.
Viene da chiedersi se tale incessante rumore di fondo – ciò che, parafrasando Foucault, possiamo intendere come una sorta di “visibilità” come “trappola” della modernità – non sia uno strumento di persuasione alla conformità, che, garantendo spazi identitari di “buonismo”, purché controllato, eterodiretto e collettivo, cerca di mettere in realtà al bando ogni divergente esperienza di libertà individuale e collettiva. Non è il silenzio di dio che preoccupa, tappa obbligata fra l’altro di ogni autentica esperienza spirituale, ma la chiassosità di proclami invadenti e unilaterali sulla nostra personale identità. Inoltre, nella ricostruzione di “fronti”, siano anche ispirati da valori encomiabili come quello della pace – che, in definitiva, si gioca sul terreno economico piuttosto che prepolitico, morale -, c’è sempre il rischio di inceppare in meccanismi identitari di gruppo che, nella riconferma di sé, escludono l’altro.
Esclusione non solo del nemico guerrafondaio, ma anche di qualsiasi verticalità che, al di fuori di noi, concorra ad ispirare le nostra azioni. Se dio tace, parliamo noi, se ci abbandona alla guerra, qualcuno ha sempre un Papa che lavora per tutti. Il rischio vero è che la secolarizzazione della Chiesa cattolica vada di pari passo con la delirante riconferma di sé di chi si pensa nel giusto. Se l’abbandono dell’umanità al suo destino da parte di dio appare motivato dagli avvenimenti degli ultimi anni (non è mai troppo tardi ...), sorge ancora più stridente l’autoesaltazione dei vari e mutevoli “fronti” per la vita. Come se la guerra fosse sempre e comunque voluta da altri e non riguardasse profondamente ciascuno di noi nella sua più intima essenza, nell’aderire o meno ad una concezione del proprio essere al mondo basata sul profitto. Altro che dimensione eterea, altro che il sentire dell'anima ! Consapevolezza, questa dell'adesione alla materialità dell'esistenza, che solo lo sguardo autocosciente, coltivato nel personale spazio interiore che si sforza di cogliere l'obiettività, può far scaturire: forse, in quello spazio, religioso o laico che sia, “dio”, per chi crede in dio, o l’arma della razionalità critica possono parlare ancora. Di fronte al bivio storico Trump – Kim Jong-un, bisogna immaginare quale strada alternativa scegliere.
Giovanni Dursi