Visualizzazione post con etichetta "Masse popolari". Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta "Masse popolari". Mostra tutti i post

mercoledì 8 marzo 2017

Lotte a Marzo e nei mesi successivi ...

In almeno 40 paesi in tutti i continenti l'8marzo sarà sciopero delle donne. Sciopero contro l'oppressione e la violenza esercitata sulle donne dai maschi. Sciopero contro le discriminazioni e lo sfruttamento che il capitalismo liberista impone in particolare alle lavoratrici, nel nome della flessibilità e della produttività a tutti i costi.
Sciopero contro le discriminazioni salariali e gli orari assurdi che costringono le donne a un doppio carico di fatica sul lavoro produttivo e su quello riproduttivo e di cura. Sciopero contro i tagli allo stato sociale che sulle donne si scaricano il doppio come danni alla vita e come fatica in più per accudire di più chi meno viene accudito. Sciopero contro la cancellazione dei diritti conquistati con tanta sofferenza, come quello alla tutela pubblica dell'aborto.
Sciopero contro la mercificazione del corpo delle donne, dove il peggio del dominio del maschio si unisce al peggio del dominio del mercato.

sabato 15 ottobre 2016

NO Renzi Day

NO Renzi Day. Sabato 22 Ottobre  Manifestazione nazionale a Roma 
per il NO sociale alla controriforma costituzionale
                             
In allegato trovate appello, adesioni, programma, locandina del NO Renzi day

Primi firmatari Lidia Menapace partigiana Bruna, Umberto Lorenzoni partigiano Eros, Paolo Maddalena, Luigi De Magistris, Nicoletta Dosio, Moni Ovadia, Valerio Evangelisti, Dino Greco, Pino Marziale, Antonio Distasi, Mimmo Mignano, Stefano Fassina, Franco Russo, Giorgio Cremaschi, Fabrizio Tomaselli, Luciano Vasapollo, Carlo Formenti, Ernesto Screpanti, Sergio Cararo, Paolo Ferrero, Manuela Palermi, Mauro Casadio, Paolo Leonardi, Giovanni Russo Spena, Emiddia Papi, Paola Palmieri, Guido Lutrario, Eleonora Forenza, Claudia Candeloro, Carlo Guglielmi, Franco Turigliatto, Moreno Pasquinelli, Stefano D’Errico, Fabio Frati, Maurizio Acerbo, Andrea Ferroni, Roberta Fantozzi, Rosa Rinaldi, Laura Di Lucia Coletti, Ciccio Auletta, Marco Bersani, Roberto Musacchio, Cesare Antetomaso, Massimo Rossi, Italo Di Sabato, Haidi Giuliani, Francesco Caruso, Emilio Molinari, Alfio Nicotra, Fabio Alberti

NO RENZI DAY
NO ALLA CONTRORIFORMA E AL GOVERNO RENZI
L’appello del Coordinamento
per il NO Sociale alla Controriforma Costituzionale:

Il governo Renzi dopo infiniti ritardi ha fissato la data del voto referendario per il 4 dicembre. Organizzazioni sindacali di base, movimenti civili e sociali, organizzazioni politiche militanti della lotta per la democrazia, il lavoro e l’ambiente, partigiani, hanno dato vita al COORDINAMENTO PER UN NO SOCIALE ALLA CONTRORIFORMA COSTITUZIONALE che propone due scadenze nelle quali far sentire le ragioni sociali del NO:
- Il 21 ottobre il coordinamento sostiene lo SCIOPERO GENERALE proclamato sinora da USB, UNICOBAS, USI per la difesa dei diritti del lavoro e dello stato sociale, per difendere ed applicare la Costituzione del 1948, per dire basta al governo Renzi e al massacro sociale. Lo sciopero si svolgerà con iniziative diffuse in tutto il paese.
- Il 22 ottobre il COORDINAMENTO indice il NORENZIDAY, manifestazione nazionale a Roma per dire NO alla Controriforma Costituzionale ed a tutti i suoi autori nel nome del popolo sfruttato, precario, senza lavoro, impoverito, avvelenato.
I temi della mobilitazione saranno:
PER L’APPLICAZIONE DEI PRINCIPI E DEI DIRITTI DELLA COSTITUZIONE DEL1948: IL LAVORO, LA FORMAZIONE E LA SCUOLA PUBBLICA, LA CASA, IL REDDITO, LO STATO SOCIALE E I BENI COMUNI IN MANO PUBBLICA, L’AMBIENTE E LA DEMOCRAZIA, LA DEMOCRAZIA E LA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO. LA LIBERTÀ E LA SOVRANITÀ DEMOCRATICA DEL POPOLO ITALIANO, OGGI SOTTOPOSTA AD UN VERGOGNOSO ATTACCO DA PARTE DEI GOVERNI DEGLI USA, DELLA GERMANIA E DALLA BUROCRAZIA DELLA UE.
NO ALLA CONTRORIFORMA COSTITUZIONALE DEL GOVERNO, DELLA CONFINDUSTRIA, DELLE BANCHE E DELL’ UNIONE EUROPEA.
NO AL JOBSACT, ALLA PRECARIETA’ SOCIALE, ALLA BUONA SCUOLA, ALLA LEGGE FORNERO, AL DECRETO MADIA, ALLA TAV E ALLE GRANDI OPERE, ALLA PERSECUZIONE DEI MIGRANTI, ALLA DISTRUZIONE DELLO STATO SOCIALE, ALLE PRIVATIZZAZIONI, AI TAGLI ALLA SANITA’, AGLI INTERVENTI SULLE PENSIONI A FAVORE DELLE BANCHE, AL TTIP ED AL CETA.
NO ALLA GUERRA, ALLA NATO, ALLE SPESE E ALLE MISSIONI MILITARI, ALLA REPRESSIONE PADRONALE, POLIZIESCA E GIUDIZIARIA.
DOPO LO SCIOPERO GENERALE DEL 21 OTTOBRE LA MOBILITAZIONE CONVERGERÀ DAL POMERIGGIO DEL 21 IN PIAZZA SAN GIOVANNI PER UNA ACCAMPATA DI PROTESTA DA CUI PARTIRÀ IL 22 OTTOBRE IL CORTEO DEL NORENZIDAY

Lidia Menapace partigiana Bruna, Umberto Lorenzoni partigiano Eros, Paolo Maddalena, Luigi De Magistris, Nicoletta Dosio, Moni Ovadia, Valerio Evangelisti, Dino Greco, Pino Marziale, Antonio Distasi, Mimmo Mignano, Stefano Fassina, Franco Russo, Giorgio Cremaschi, Fabrizio Tomaselli, Luciano Vasapollo, Carlo Formenti, Ernesto Screpanti, Sergio Cararo, Paolo Ferrero, Manuela Palermi, Mauro Casadio, Paolo Leonardi, Giovanni Russo Spena, Emiddia Papi, Paola Palmieri, Guido Lutrario, Eleonora Forenza, Claudia Candeloro, Carlo Guglielmi, Franco Turigliatto, Moreno Pasquinelli, Stefano D’Errico, Fabio Frati, Maurizio Acerbo, Andrea Ferroni, Roberta Fantozzi, Rosa Rinaldi, Laura Di Lucia Coletti, Ciccio Auletta, Marco Bersani, Roberto Musacchio, Cesare Antetomaso, Massimo Rossi, Italo Di Sabato, Haidi Giuliani, Francesco Caruso, Emilio Molinari, Alfio Nicotra, Fabio Alberti

Prime adesioni: USB, UNICOBAS, USI, CUB Trasporti Lazio, Eurostop, Movimento No TAV Val di Susa, Forum Diritti Lavoro, Contropiano, Carovana delle periferie Roma, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Partito della Rifondazione Comunista, Rossa, Rete dei Comunisti, Sinistra Anticapitalista, Partito Comunista Italiano, Noi Restiamo, L’Altra Europa con Tsipras, Militant Roma, CONUP (pensionati), Centro Sociale 28 Maggio Brescia, USI Cons, FGCI, Giovani Comunisti, Sinistra No Euro, CARC, Circolo Agorà Pisa, Centro internazionale Crocevia, Rete NOWAR, Per un’altra città – Laboratorio Politico Firenze, Fronte Popolare Milano, Partito Comunista dei Lavoratori, P101, Economia Per I Cittadini, Comitato per il No di Roma, Coord. Per la Democrazia Costituzionale (comitato per il NO) Napoli, Comitato della Franciacorta per il NO, ATTAC Italia, Partigiani della Scuola Pubblica, MGA (associazione avvocati), Collettivo Comunista (M-L) Nuoro, Sinistra per Roma, Giuristi democratici, centro sociale Zona 22 (San Vito Ch), Osservatorio sulla repressione, Controlacrisi
Movimento Nazionale Antifascista per la Difesa Integrale e il Rilancio della Costituzione, Comitato per "Un NO per la democrazia sociale”, Comitato per il 'NO' di Civitavecchia, Comitato Nazionale Lipscuola, Comitato Ligure La Scuola per il NO, Rete per l'autorganizzazione popolare, collettivo politico della Casa del Popolo Giuseppe Tanas, Facciamosinistra, CSOA TERRA ROSSA Lecce, Università Popolare Asylum, Arsave - Laboratorio per la città che vogliamo, PMLI, Lavoro e Salute, Forum Insegnanti, Partito di Alternativa Comunista, Associazione Politico Culturale "La Rossa" di Lari (PI), Commissione Audit sul debito pubblico di Parma, Fronte di Lotta No Austerity, autoconvocatiscuoleroma
Mario Agostinelli, Carlo Andreini, Carlo Barbiani, Gaetano Bucci, Giovanni Caggiati, Ciampi Angelo, Chirico Domenico, Gabriele Visco Gialardi, Enzo Lanini, Arianna Roggeri, Angelo Ruggeri, Paolo Andreozzi, Mario Eustachio de Bellis, Marina Boscaino, Alfredo Toppi, Stefano Galieni, Fabio de Nardis, Carla Maria Ruffini, Sergio Cesaratto, Angelo Di Naro

Coordinamento per NO Sociale alla Controriforma Costituzionale
Per informazioni, adesioni e contatti: coordinamentonosociale@gmail.com

 NO RENZI DAY
NO ALLA CONTRORIFORMA E AL GOVERNO RENZI
Programma in corso di definizione della due giorni per il No Renzi Day
Venerdi 21 ottobre
giornata dello sciopero generale indetto da USB, UNICOBAS, USI ci saranno iniziative territoriali in tutta Italia.
Dalle ore 16.00 a Roma “accampata” di lotta con dibattiti su Europa e riforme
a P.zza San Giovanni, dalle 21 concerti di Banda Bassotti, Assalti frontali, Pugni in tasca, The Conspirators, Los 3 altos, Skasso, intermezzi con Giordano Deplano, Cristian Raimo ed altri. Parteciperà anche Rikom Carnera con il suo rap per Abd Elsalam. La serata è intitolata ad Abd Elsalam, operaio ucciso mentre lottava per i diritti di tutti.
Sabato 22 ottobre ore 14.00 corteo nazionale da piazza San Giovanni

sabato 19 maggio 2012

Violenza mafiosa, connivenza statale e “presidi di civiltà”

L'ultimo giorno settimanale di scuola, per una studentessa brindisina è stato l'ultimo di vita. Proprio mentre nella penisola si rincorrono iniziative e carovane itineranti che la percorrono in memoria delle vittime della mafia, proprio mentre tante persone partecipano a giornate dedicate al ricordo e all’impegno di chi, a scapito della propria vita, ha lottato e lotta contro quel male che attanaglia il Paese ormai da troppo tempo, gli assassini – indeboliti ed emarginati – tentano di fare strage di giovani corpi e menti fertili. Anche oggi, constatiamo che la violenza è di casa in mezzo a noi. I servizi segreti interni dello Stato italiano, buoni ad "infiltrare" ogni aggregazione sociale ed a controllare i movimenti politici e gli organismi rivendicativi dei diritti di cittadinanza, dove sono, cosa fanno per arrestare la militarizzazione mafiosa del territorio ?
I giovani acquistano libri di testimonianza sulle criminalità organizzate, si informano su storie che raccontano delle vittime e sulle testimonianze e sulle inchieste della magistratua, si interessano a quanto “narra” Saviano in televisione e nei suoi libri. Gli assassini cercano di arrestare questa presa di coscienza di massa, terrorizzando ed annichilendo l'eroicità di comportamenti semplicemente civili. Tutto il dolore, le sofferenze inferte al corpo sociale sano e reattivo rischiano d'essere dimenticati se queste ferite profonde non saranno lenite da cambiamenti irreversibili e da “presidi di civiltà” in grado di tutelare le vite. Diffondere, anche in altri territori regionali, la consapevolezza di quello che la criminalità organizzata significa e causa, per annullare l’ignoranza e il silenzio che spesso ammantano la questione, va inventata una nuova socialità, un modo concreto ed originale di stare insieme. Come leggiamo in “La Mafia Imprenditrice. Dalla Calabria al centro dell'Inferno” di Pino Arlacchi (Nuova edizione. Il Saggiatore, Milano, 2007) “la trasformazione della cultura e dell’ideologia del mafioso conseguente al suo inserimento nei gangli più importanti della vita economica permette al suo «stile di vita» di presentarsi come modello da emulare presso le categorie sociali – come gli studenti universitari o i giovani disoccupati – caratterizzate da un forte squilibrio tra le aspirazioni fissate dal loro livello di istruzione e dalla loro subcultura e il loro presente livello di reddito. Il crollo della inibizione e regolazione statale della violenza unito alla cultura individualistica, consumistica e competitiva tipica delle aree mafiose, ha provocato inoltre una perdita del prestigio relativo di quelle professioni e mansioni burocratiche che solo 15-20 anni fa costituivano i massimi obiettivi della mobilità sociale dal basso nell’Italia meridionale. Sarebbe altrimenti difficile spiegare la crescente quantità di impiegati, avvocati, insegnanti, medici e perfino magistrati che rompono con la stabilità e la legalità della loro professione per confluire tutti nel grande calderone dell’accumulazione mafiosa”. Queste verità se non incontrano la forza di contrasto di anticorpi culturali - una scuola mai nozionistica ed in grado di raccordarsi efficacemente con il mondo del lavoro e con il diritti di cittadinanza – e “città educative” come luoghi in grado di far emergere un immaginario alternativo, i parassiti che che si nutrono di silenzio e indifferenza, oltre che di sangue, avranno la meglio. Il pensiero degli adulti tutti – genitori ed educatori - va rivolto costantemente al mondo dei bambini e degli adolescenti, vittime due volte (ricordiamo il piccolo Giuseppe Di Matteo, rapito e ucciso quando era appena tredicenne, e Giuseppe Letizia, il pastorello dodicenne che assistette all’omicidio di Placido Rizzotto e che morì in circostanze oscure) di chi li uccide nel corpo e di chi nella mente.
I coetanei delle vittime di criminalità organizzata di oggi devono essere educati, quindi, al rigetto della subcultura mafiosa. Questo è il compito degli adulti che vogliono “città educative” “forti”, in questi tempi di svalorizzazione della vita umana, trasversalmente contagiosi sia tra le pareti domestiche come nelle pieghe della società. Il tasso di atteggiamenti “violenti” è ormai così alto da rappresentare una mina vagante, pronta ad esplodere appena il detonatore azzeccato dà la stura al peggio che peraltro è già in circolazione, non solo sotto la cenere e dietro le quinte. Esempi recenti: gli scontri che si innescano attorno al mondo del calcio nel quale confluiscono tensioni, pruriti, scompensi. Aprendo gli occhi, l’elenco si fa crudo e lungo: il bullismo, lo stupro, la discriminazione, il razzismo. Non si può che guardare all'altra faccia della medaglia: le reazioni determinate dei giovani, che a Locri hanno preso posizione pubblicamente contro il dilagare della brutalità mafiosa, in grado di insanguinare le strade con una sfacciataggine crudele ed atroce. Immagini positive, emblematiche, ma anche spiazzanti per quei “presidi di civiltà” (nuclei famigliari, scuola, Amministrazioni pubbliche) che sembrano voltarsi dall'altra parte parlando d'altro lasciando che la “globalizzazione” sia vissuta anche in Italia come il “quotidiano” è vissuto in Afghanistan e dimenticando – con estrema leggerezza – il diritto alla vita di tutte le generazioni prossime.

sabato 4 giugno 2011

Un Altro Mondo Possibile - Grecia 2011 - Italia 2012 ? Uscire dalla crisi con la decrescita, con il fascismo o con la rivoluzione ?

Oggi i mercati festeggiano il nuovo prestito alla Grecia che porterà nuovi tagli, impoverimento, disoccupazione ... nuovo debito! La società greca continua a scendere in piazza, a contestare il "sistema" ... mentre i nostri media (per evitare di darci "cattivi esempi"?) la ignorano ... senza alcuna eccezione. Non possiamo aspettarci che chi è causa della crisi sia in grado anche solo di pensare a delle soluzioni ... mentre è benissimo in grado di manipolare l'opinione pubblica, reprimere con la forza chi vuole un vero cambio, infiltrare provocatori e fomentare la violenza. La Grecia di oggi è simile all'Argentina del 2001 e potrebbe essere molto simile all'Italia del 2012 (con o senza Berlusconi) .... e allora osserviamo ciò che succede in Grecia, ascoltiamo chi propone soluzioni "rivoluzionarie" e pacifiche per opporsi a soluzioni violente ed autoritarie.
Osserviamo la Grecia di oggi, leggiamo la storia Argentina, Boliviana e Islandese di ieri... e ORGANIZZIAMO la RESISTENZA nelle nostre singole vite, nei nostri nuclei famigliari, nelle nostre città. Cerchiamo di "fare" qualcosa, piuttosto che - solo - in dignarci. Uno degli slogan "NoGlobal" era "un mondo migliore è possibile "... ieri questo slogan non aveva "appeal" perchè in molti eravamo convinti di vivere nel mondo migliore possibile. Oggi ne siamo ancora così convinti? Da megachip.info
La Grecia in cerca di un nuovo agorà di Karin Munck.
Un piccolo gruppo di studiosi e sostenitori della decrescita ha accompagnato Serge Latouche in un giro di conferenze a Creta e ad Atene. L’idea nasce dall’architetto e archeologo di passione Piero Meogrossi di Roma, che da alcuni anni cerca di portare Latouche in Grecia per coinvolgerlo in un affascinante progetto sulla decrescita a Lentas, paesino affacciato su un mare splendido, dimenticato dal mondo.
In fondo si tratta di riportare le idee della decrescita a Creta, dove in qualche modo quei temi hanno avuto origine. La decrescita è infatti da molti considerata come figlia dalla «phronesis», la saggezza greca che, nel corso della storia, è stata violentata dal «logos», cioè dalla razionalità e dal calcolo economico, che ne hanno fatto perdere le radici.
Prima di definire le date del viaggio, riceviamo varie messaggi da parte di Giorgos Kallis [greco, ricercatore all’Università autonoma di Barcellona] e collaboratore di Giorgos Lieros [veterinario, impegnato in vari movimenti ambientalisti ad Atene], che propongono una conferenza sulla decrescita al Politecnico di Atene. Insomma, non solo Creta, ma anche il centro del paese – ci spiegano – cerca soluzioni alla crisi attraverso i temi della decrescita. Un po’ sorpreso da tanta insistenza, Serge Latouche accetta la proposta.
Già all’aeroporto di Atene incontriamo i primi attivisti in compagnia di alcuni giornalisti e fotografi. Vogliono intervistare Latouche, in modo da poter uscire subito con articoli e servizi per far precedere la conferenza al Politecnico con un vasto «tam tam» informativo. Ripartiamo quindi per Heraklion, la capitale di Creta, dove ci aspetta Costas Manidakis con alcuni amici. Volti noti, sorridenti, degni di un film di Pier Paolo Pasolini. A parte il solito «kalimera, kalimera», molti ci dicono qualche parola in italiano. Costas ha studiato geologia a Modena, parla perfettamente italiano ed è da sempre un sostenitore della decrescita. Durante la dittatura dei colonnelli, da giovane si è ritirato in uno dei luoghi più abbandonati di Creta, Lentas. È lui ad aver organizzato con altri gli incontri conviviali con la società civile cretese, la conferenza all’università ! di Heraklion e una passeggiata con esperti di archeologia. La sera siamo invitati a cena con alcuni intellettuali cretesi in una casa tipica della media borghesia europea. Molti parlano italiano, anche loro hanno studiato a Modena, Bologna e Roma e si respira un’atmosfera di «solidarietà mediterranea». Le donne, attivissime, architetti e urbanisti, hanno preparato una cena profumatissima con le specialità dell’isola. Senza tanti preamboli si entra subito nel vivo del tema della serata, che poi sarà il tema centrale di tutti gli incontri pubblici e privati: il debito e il disastro sociale ed economico della Grecia. Un debito complessivo di 110 miliardi di euro: tutti pensano che il governo non abbia saputo difendere il paese dal gioco al massacro imposto da banche, Fondo monetario internazionale e Unione europea. La maggior parte della popolazione valuta la politica economica di Papandreou negativamente e molti sono convinti che il Fondo mone! tario dovrebbe essere cacciato dal paese. Ci dicono che solo un quarto della popolazione vuole ripagare il debito, mentre l’altra parte chiede di ritrattarlo. Quasi tutti sono convinti che la Banca centrale europea abbia molte responsabilità nel disastro economico greco e una parte della popolazione è favorevole alla fuoruscita dall’euro e un ritorno alla Dracme.
Il debito di Islanda e Ungheria
Latouche cita subito l’esempio dell’Islanda, di cui nessuno parla. Spiega come l’Islanda abbia deciso attraverso due referendum popolari di non rimborsare più il suo debito. «Non è vero che il debito deve essere ripagato per forza – dice Latouche – Una politica nuova, che purtroppo spesso viene proposta soltanto dalla destra, come in Ungheria, ha deciso di far pagare il debito alla banche. Non sarà né facile e né indolore, ma rispetto alla barbarie che stanno preparando i nostri governi sarà forse necessaria». Di fronte alla preoccupazione per l’euro, Latouche parla anche dell’Argentina che per superare la crisi ha usato le monete locali, i creditos o patacones, che hanno funzionato per assicurare la sopravivenza attraverso un’economia locale. Qualcuno accenna addirittura della possibilità di una fuoruscita della Grecia dall’Ue. Le analis! i e le parole di Latouche sembrano in qualche modo attese e sperate. Non pagare il debito, no alla austerità imposta, sì alla moneta nazionale e sì all’uscita dall’Ue, sembravano idee troppo radicali, ma alla luce degli ultimi avvenimenti saranno probabilmente le uniche proposte concrete per ritrovare il senso della cittadinanza ed evitare il collasso e la dissoluzione della società. Ci lasciamo quindi incuriositi: quale sarà la reazione del pubblico greco a queste proposte radicali della decrescita? Ci diamo appuntamento con i nostri nuovi amici alla prima conferenza pubblica ad Heraklion.
Noi intanto partiamo per Lentas, il piccolo villaggio di Costas, dalla parte opposta dell’isola. Creta sembra il paradiso terrestre. Una vegetazione rigogliosa, piccoli campi di ortaggi ben curati, vigneti, antichi olivi e nella montagna pecore arrampicate ovunque si confondono con le spoglie rocce. Paesi piccoli un po’ melanconici, nascosti in vallate, abbandonati da uomini e donne, in cerca di «fortuna» altrove. Con Piero, nostro amico archeologo e Costas, visitiamo Cnosso, Festo e Gortyna, tre siti archeologici di un fascino sconvolgente. La passeggiata ci distrae per qualche ora dalla Grecia disastrata e abbandonata dai mercati finanziari internazionali, anche se le rovine degli imperi passati potrebbero essere una bella metafora del crollo del mondo al quale stiamo assistendo.
Latouche è stato invitato ad Heraklion dal rettore Janis Pallikaris, un personaggio unico. È un medico oculista, inventore dell’uso del laser per la correzione della miopia, diffuso oggi in tutto il mondo, un candidato premio Nobel. Dice di essere un grande stimatore delle idee di Latouche ed è felice di introdurlo al pubblico. La sala è gremita: ambientalisti, amministratori pubblici, docenti dell’università, in prima fila anche l’arcivescovo di Creta. Tutti seguono attenti e preoccupati la relazione che comincia con l’analisi della società della crescita, «una società che vive soltanto per la crescita economica», cioè l’aumento del Pil. «La cosa peggiore che possa accadere a questa società è la non crescita, o la crescita negativa, nella quale oggi ci troviamo». La situazione della Grecia è l’ultimo esempio evide! nte. I governi si sono indebitati con le banche straniere per proseguire le loro opere faraoniche e adesso decidono di far pagare al popolo il debito obbedendo alle ingiunzioni dei mercati finanziari internazionali.
Le otto «R» della decrescita
Latouche propone quindi il progetto della decrescita, come via possibile per uscire dalla crisi e per evitare che la società cada nella disperazione e nella dissoluzione. Il progetto della decrescita viene raccontato attraverso le «otto R», tutte ugualmente importanti per entrare in un vero circolo virtuoso di cambiamento. Le tre «R» più strategiche sono quello della «rivalutazione» , la «R» della riduzione e la «R» della «rilocalizazione» [perché riguarda direttamente e da subito la vita quotidiana e il lavoro di milioni di persone]. Latouche dice che la decrescita rinnova la vecchia formula degli ecologisti: pensare globalmente, agire localmente. Se infatti l’utopia della decrescita implica un pensiero globale, la sua realizzazione può essere avviata a livello locale. Il progetto di decrescita locale comprende due elementi interdipendenti: l&rsq! uo;innovazione politica e l’autonomia economica. Tutti intuiscono che la decrescita è si una provocazione, ma anche una trama per una nuova concezione della politica per una società alternativa, la politica dell’«abbondanza frugale» che permette di ricostruire una società fondata sulla riduzione della dipendenza dal mercato.
Latouche alla fine propone anche per la Grecia la reinvenzione dei commons [i beni comuni, spazio comunitario] e dell’autorganizzazione di «bioregioni» o ecoregioni, entità spaziale omogenee che potranno coincidere con le realtà geografiche, sociali e storiche, rurale o urbane. Dalle domande del pubblico e dai tanti dibattiti con persone della società civile, è evidente come anche in Grecia si stia formando una vera propria resistenza di sinistra, che mette insieme trasversalmente movimenti, pezzi dei partiti di sinistra e verdi. Una resistenza che abbraccia gli operai delle fabbriche, le insegnanti delle scuole pubbliche, docenti universitari e dipendenti pubblici, ma anche pensionati e casalinghe: una rete costruita su grande battaglie civili per la difesa del bene comune.
Tutto questo è ancora più evidente ad Atene. Giorgos Lieros, tra i promotori dell’incontro, dice che loro «sono ben consapevoli che in Grecia non si tratta soltanto di una crisi per il debito e di una crisi finanziaria, ma piuttosto del fallimento dell’idea di sviluppo che il paese persegue da trent’ anni. Per questo chiediamo il cambiamento del paradigma economico e sociale». Di certo, sono sempre di più quelli che in Grecia conoscono le idee della decrescita e sono convinti che il paese è maturo per questa sfida.
Atene, tra crisi e decrescita
Ci avviciniamo ad Atene. Dall’alto la città resta bellissima, sembra una grande tovaglia ricamata nei colori della sabbia che si stende sul Mediterraneo, larga, solare, apparentemente tranquilla. A differenza di molte altre città europee, non ci sono i grattacieli delle compagnie petrolifere e delle banche, nulla fa sembrare Atene dall’alto al centro del dibattito mondale per il disastro economico. Ma già all’aeroporto i colori cambiano: veniamo subito accompagnati da un gruppo di militanti verdi che cercano di trasformare il vecchio aeroporto in un bioparco per la popolazione con orti e spazi pubblici verdi, dal momento che Atene è una delle città con meno verde pro capite al mondo. La costruzione del nuovo aeroporto, costruito in occasione delle Olimpiadi del 2004, oltre a essere una delle cause del grande debito pubblico della Grecia, ha lasciato un enorme deserto di cemento qua! si nel centro della città. Si resta davvero shoccati visitando questa immensa area dell’aeroporto abbandonata da quasi dieci anni, in balia dei politici indecisi, che adesso dicono di aspettare i soldi degli emirati Arabi per costruirci il Las Vegas di Atene. Progetti folli, decisi naturalmente sulla testa dei cittadini, nonostante il sindaco di Atene sia stato eletto grazie ai voti delle liste civiche di sinistra. L’area é supersorvegliata, sembra di entrare a Chernobyl, e non appena cerchiamo di fare qualche foto, nonostante fossimo accompagnati anche da un parlamentare, siamo cacciati brutalmente dalla sorveglianza. Nel centro storico si nota la presenza della polizia un po’ ovunque. Giorgos Kallis dice che il debito creato dal governo «giustifica oggi qualsiasi politica di tagli alla cultura, alla sanità e ai servizi sociali». Via libera alla distruzione dei contratti di lavoro, i sindacati e riduzione del salario fino al quaranta percento. Privatizzazione di edifici pubblici e svendita di proprietà dello stato. Aumentano le tariffe dei servizi e dei trasporti. Tagli ai contributi alle famiglie bisognose, taglio agli aiuti ai disoccupati, licenziamenti nella pubblica amministrazione, la disoccupazione reale è già più del venti percento. «Si è ormai entrato in una recessione permanente, una dichiarazione di guerra continua verso gli strati più deboli – aggiunge Giorgos – Il popolo risponde con scioperi e manifestazioni».
Il rischio di una svolta a destra
Secondo Giorgos Kallis e altri oggi il pericolo di una svolta a destra in Grecia è di nuovo presente. Molti gruppi di estrema destra danno la caccia ai migranti. Lo schema è diffuso in tutta Europa. Anche ad Atene lo straniero è il nemico. Si cerca di scatenare la guerra tra poveri per distrarre attenzione «dai veri responsabili, le banche e il governo, incapace e corrotto. Si cerca di denigrare i movimenti della società civile, i verdi e il Partito comunista, che in Grecia hanno ben individuato nel capitalismo globale la prima causa del dissesto sociale ed economico del paese. In futuro la violenza dei fascisti potrà giustificare un colpo di stato, se il parlamento non riuscirà a garantire la convivenza democratica», avverte Giorgos.
Per l’incontro con Latouche presso il mitico Politecnico di Atene [dove cominciò la rivolta nel 14 novembre 1973 contro i colonnelli], ci sono molte persone. Scritte ovunque, qualche bandiera, qualche banchetto di solidarietà con i popoli insorti del Nord Africa. Il Politecnico sembra un grande centro sociale. Una sala a forma di anfiteatro, già gremito di giovani e anziani, seduti su vecchi banchi sgangherati, ormai pronti per nuove rivoluzioni. Ci sentiamo subito a casa.
Prende parola Giorgos Kallis. Improvvisamente una ragazza si alza e se ne va urlando. Dopo ci spiegheranno che aveva proposto lo spostamento dell’assemblea in strada, in solidarietà con un altro ragazzo migrante aggredito nel pomeriggio da un gruppo di fascisti. «La crisi è stata uno shock, ma non è solo finanziaria ed economica – dice Latouche nel suo intervento – Siamo di fronte a una crisi ecologica, sociale, culturale, una vera crisi di civiltà, cominciata in realtà negli anni Settanta. Finirà solo nel 2050, quando avverrà l’esaurimento delle risorse energetiche fossili. Quindi la sola possibilità auspicabile è la costruzione di una società di sobrietà condivisa, di decrescita, che passa attraverso un cambiamento dei paradigmi, una nuova spartizione della ricchezza, insomma per l’uscita dal capitalismo». Per questi motivi, Latou! che dice che la crisi può aiutare anche la Grecia: «L’alternativa esiste già, ma è spesso poco visibile. L’alternativa non è l’austerità né il rilancio tradizionale dell’economia ma l’uscita della società della crescita. Siamo sotto la minaccia di una deflazione mondiale, e la speculazione contro gli stati soffoca continuamente l’emergere di una vera alternativa». In un secondo momento, Latouche descrive una possibile filosofia della decrscita e accenna brevemente ad alcune idee per un programma politico, per soffermarsi su un punto importante, il lavoro. Dice Latouche: «Non è vero che lo sviluppo produce e crea lavoro, anzi la concorrenza e l’automazione distruggono i posti di lavoro. Bisogna trovare una via d’uscita dato che non ci sarà una ripresa del lavoro, diventerà una risorsa scarsa, dobbiamo condividerlo. Lavorare meno per lavorare tutti. Dobbiamo pretendere il reddito di cittadinanza. Bisogna fare pressione sugli stati, attraverso programmi politici. Dobbiamo chiedere anche la riduzione dell’orario di lavoro per dare occupazione a tutti». La proposta di lavorare meno per lavorare tutti e vivere meglio viene accolta con un grande applauso.
Latouche parla anche, brevemente, dell’Europa: «L’euro è pilotato dalla Bce, e non lascia alcuna possibilità per attuare una autonoma politica monetaria e di bilancio. Gli stati europei si sono lanciati in una concorrenza fiscale al ribasso, senza attuare vere riforme e oggi sono vittime dei propri numerosi errori, difficilmente riparabili. L’Europa sta già crollando. I governi si affannano a varare molti piani per salvare i propri paesi ma non esiste un piano per salvare l’Europa». Chiude, infine, proponendo l’idea dell’«abbondanza frugale, l’unica via d’uscita, dato che la nostra società di oggi, non è una società di abbondanza vera, ma soltanto una società di frustrazioni. L’unica possibilità per creare abbondanza vera è la frugalità. Se sappiamo tutti limitare i nostri bisogni allora possiamo s! oddisfarli. Dobbiamo combattere la mercantilizzazione del mondo, l’arricchimento di pochi a spese di milioni di poveri. Il mercato globale non sta distruggendo solo il tessuto sociale ma anche la natura e gli ecosistemi al livello mondiale. La società della crescita nega l’essere umano stesso, la sua condizione umana». Il dibattito prosegue con diverse domande e altri interventi. Quando usciamo dal Politecnico è quasi mezzanotte. Una signora ci lascia un biglietto, in cui si legge: «Grazie per averci portato la Speranza».
Lo sciopero generale dell’11 maggio
Il giorno dopo, l’11 maggio, è in programma il viaggio di ritorno a casa. Siamo dispiaciuti di non poter partecipare al grande sciopero generale nazionale, previsto proprio quel giorno. Ma arriva la buona notizia: la partenza del nostro aereo è rimandata a causa dello sciopero. Decidiamo subito di sostenere i compagni greci del Workers militant front, promotori della sciopero. Il corteo parte proprio nel nostro quartiere di fronte al museo di arte antica. Arrivano decine di miglia di persone con striscioni, di tutti i colori, enormi, in sui si legge: «No al debito! No alla privatizzazione! No alla disoccupazione! Burocrati andate a casa!». «Più servizi sociali!». «No alle misure anti-operaie del governo!». «No all’Unione Europea dei capitalisti! No al Fondo Monetario Internazionale! No alla BCE, la plutocrazia del paese!». «No al terrorismo dei padroni! No al cap! italismo, No all’Imperialismo!». «No alla flessibilità e alla precarietà! No ai sindacati corrotti che trattano con i padroni sulla nostre pelle!». «L’Operaio può fare a meno dei padroni!». «La barbarie non può essere umanizzata! Si alla resistenza! Si alla salute! Si al autonomia! Si alla vita!». «Noi la crisi non la paghiamo!». «Vogliamo una società senza lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo». Dopo pochi giorni dalla Grecia ci arriva un messaggio di Giorgos: dice che la giornata dello sciopero generale si è conclusa male per colpa di alcuni infiltrati che hanno provocato l’attacco da parte delle forze speciali della polizia. Ci sono stati molti feriti gravi. Nel centro di Atene ci sono di nuovo i gruppi di fascisti in azione, sono responsabili di veri pogrom, con i quali vengono aggrediti i migranti e chi solidarizza con loro. E dai giornali leggiamo che i progetti di privatizzazione continuano per permettere una ristrutturazione soft della Grecia…

[Karin Munck, «obiettrice della crescita», medico, è stata per molti anni direttrice artistica e scientifica del Prix Leonardo, festival internazionale del film scientifico e ambientale. Dal 2003 accompagna Serge Latouche documentando la nascita del movimento internazionale della decrescita].

Fonte: http://www.carta.org/2011/05/la-grecia-in-cerca-di-un-nuovo-agora/.