martedì 28 agosto 2012

Documento: "Per la ricostruzione del partito comunista"

Proponiamo questa breve riflessione a tutti i compagni che avvertono la necessità urgente di costruire l’avanguardia comunista sulle giuste posizioni di classe. Il nostro punto di vista si colloca in un’orbita molto distante dalla miseria di certa “sinistra” presente, dalle posizioni di sedicenti comunisti, cioè dei revisionisti di tutte le scuole, kruscioviani-togliattiani, brezneviani e centristi, trotskisti di tutte le tendenze, anarco-spontaneisti, ma anche appartenenti al feticismo ideologico di un marxismo-leninismo sterile, perché soltanto liturgico.
Molti di coloro che credono di rappresentare, o di ricercare, la ricostruzione di un autentico partito comunista sembrano non considerare nella reale portata il gravissimo livello delle contraddizioni che il sistema capitalistico ha continuamente alimentato, portando la situazione ad un punto tale che tutte le emergenze aperte rischiano di assumere un punto di non ritorno. Non ci sono propagandisti che diffondono l’idealismo soggettivo tra le masse: la crisi esiste ed avanza inesorabilmente, ma ancora non vi è una percezione diffusa e radicata sulle cause che la generano e sulle risposte politiche e organizzative con le quali affrontare adeguatamente questo delicato momento storico. La società delle merci produce e riproduce le illusioni, la fede nell’infinita perfettibilità del capitalismo e nell’onnipotenza del potere transnazionale di Stati, banche, monopoli, centrali finanziarie. Compito dei materialisti dialettici e storici è quello di battersi per costruire le idee come riflesso dell’oggettività del mondo esterno, presupposto della stessa trasformazione rivoluzionaria. Su questo fronte tuttavia esistono ancora delle difficoltà, laddove dovrebbe essere invece semplice discriminare il vero dal falso, l’irreale dal reale. Tuttavia è su questo riflesso distorto dei rapporti sociali e di produzione che germoglia, matura (e fatalmente marcisce) l’egemonia del revisionismo nel movimento operaio.
E’ compito dei comunisti ripristinare un materialismo a tre dimensioni, senza voli pindarici o riferimenti a realtà virtuali. Tutta la vasta fenomenologia dell’errore e della falsa coscienza che abbiamo sotto gli occhi, che costituisce la componente essenziale della sovrastruttura attuale, assume carattere dominante e si manifesta come un indicatore dell’egemonia revisionista sul movimento operaio e proletario, che nell’ultimo ventennio ha sospinto vasti strati popolari su posizioni piccolo-borghesi, aderendo a suggestioni populiste o tendenzialmente fasciste. E’ storia di oggi. Il berlusconismo ha emblematicamente dimostrato l’inconsistenza e la permeabilità del revisionismo, non trovando ostacolo alcuno all’affermazione pervasiva del democraticismo post-revisionista, dell’ideologia piccolo-borghese della proprietà e dell’ordine, del consumismo compulsivo, dell’imprenditorialità e del culto idolatrico delle istituzioni della borghesia.
Negli anni Novanta sono stati fatti vari tentativi, ad alcuni dei quali abbiamo partecipato, di unire le forze che si dichiaravano marxiste-leniniste e di realizzare l’unità dei comunisti, anche con la ricerca dell’appoggio dei partiti comunisti dei paesi socialisti sopravvissuti alla controrivoluzione del 1989-1991, ma la deriva parlamentaristica e revisionistica di alcune di esse, il loro sostanziale opportunismo pratico, così come l’avventurismo e l’estremismo parolaio di altri settori sedicenti comunisti, hanno creato una situazione di paralisi del progetto di costruzione di un partito comunista in Italia, cioè di un partito che realizzi, su scala di massa e secondo i principi, le regole e le norme leniniste, l’unità marxista-leninista di pensiero e azione.
Si è assistito al proliferare di gruppuscoli sedicenti marxisti-leninisti che hanno operato in modo distruttivo, settario e dogmatico, per dividere e isolare la teoria rivoluzionaria dal movimento di lotta economico-sindacale della classe operaia e del proletariato. Tale fenomeno, conosciuto come minoritarismo, è abbastanza conosciuto, ma lo si scambia in genere per il risultato di una situazione oggettiva di debolezza dei rivoluzionari. Invece esso è il prodotto dell’azione negativa del revisionismo e dell’opportunismo nelle fila del proletariato e delle masse popolari. In ultima istanza questi gruppi giocano un ruolo di supporto, cosciente o meno, a favore della borghesia, che naturalmente vede di buon occhio il minoritarismo e la frammentazione delle forze potenzialmente aggregabili in un processo di ricomposizione del partito comunista. La borghesia, sfruttando anche il ruolo determinante degli specialisti delle scissioni e del frazionismo, i banditi trotskisti di tutte le sfumature, agenti provocatori dell’imperialismo, veri cani da guardia della reazione, teme, oggi più che mai, la rinascita di un forte movimento comunista a livello internazionale.
Il disordine è l’elemento di coltura del capitalismo, per sua natura estremamente irrazionale e scosso da contraddizioni inconciliabili. Soltanto nel disordine le classi dominanti possono, applicando le loro ricette politiche repressive e le loro politiche antiproletarie, riprendere il controllo della situazione.
Come è evidente il ruolo attivo di diffusione dell’opportunismo e del revisionismo della varie scuole di pensiero si esercita in una situazione di crisi oggettiva, in cui il turbocapitalismo parassitario ha generato caos nei mercati finanziari, una voragine del debito pubblico degli stati nazionali e un processo recessivo in crescita inarrestabile.
La borghesia e i suoi lacchè (che sono tanti, e crescono ogni giorno e ogni ora) mirano, nella situazione presente, a utilizzare i revisionisti dichiarati, i post-revisionisti democratici, i “marxisti-leninisti” che lavorano soltanto per combattere e dividere le fila rivoluzionarie o potenzialmente tali (utilizzando anche la scolastica e il feticismo della teoria, il frasario dell’estremismo che scinde la teoria dalla pratica). E’ noto che la borghesia supporta attivamente i partiti socialdemocratici, revisionisti, socialimperialisti, socialtraditori, ma il sabotaggio per l’avvio di un serio processo di costruzione del fattore soggettivo della trasformazione rivoluzionaria necessaria avviene anche per opera di partiti e gruppi nominalmente comunisti (con forzature sui tempi: ritardando laddove è necessario agire speditamente, o anticipando su questioni che richiedono invece ponderazione; realizzando modalità inadeguate, generando isolamento, frustrazione, inconcludenza, etc.). Dunque ogni azione o atteggiamento che freni la nascita, lo sviluppo e il rafforzamento di un autentico partito marxista-leninista, è al contempo un atto contrario al cambiamento rivoluzionario che l’unico soggetto politico può scientificamente interpretare e guidare in direzione del socialismo e del comunismo.
Condizioni e caratteristiche del partito comunista
Dal nostro punto di vista, il partito è il reparto più avanzato della classe operaia, raccoglie i quadri proletari marxisti-leninisti, li forma e li organizza secondo le regole del centralismo democratico. Il partito fa di questo reparto lo stato maggiore del movimento proletario e apprende ad esercitare la sua direzione sul movimento di classe nel suo insieme, sulla base della sua strategia e della sua tattica. Senza questa funzione peculiare, la natura stessa del partito si trasforma in quella di un partito socialdemocratico, di un partito di mera rappresentanza. Il ruolo della formazione dei quadri, a partire dalla conoscenza della storia reale dell’esperienza dei partiti comunisti nati sull’onda della Rivoluzione socialista di Ottobre, della preparazione ideologica, dell’addestramento organizzativo e delle capacità di direzione politica è stato sempre il punto di partenza per la nascita dei partiti comunisti in qualsiasi latitudine e in qualsiasi congiuntura.
Il movimento comunista ha bisogno ancora di crescere, nel nostro paese come altrove. Ma non crescerà se resterà un movimento o un insieme di gruppi. In tal senso si può parlare di vera e propria regressione di una parte del cosiddetto “movimento” verso forme di antagonismo gruppettaro e/o di dogmatismo nella teoria, di avventurismo e opportunismo nella pratica. Questa regressione ha generato nuove forme di revisionismo, palese ed occulto, e nuove deviazioni dalla scienza della rivoluzione socialista, il marxismo-leninismo. Negli ultimi venti anni il neo-revisionismo è stato il protagonista della scena di opposizione e la lotta contro il leninismo è stata la bandiera di tutti gli opportunisti, di tutti servi della borghesia dentro e fuori il Parlamento.
Negli ultimi venti anni è fallito, non a causa proprio ma per l’intensa attività degli opportunisti di tutte le scuole, il tentativo della definizione, faticosissima, di un’area comunista con intenzionalità costituente, cioè conscia della necessità del partito comunista della classe operaia, che faccia tesoro del bilancio dell’esperienza positiva e negativa dei tentativi di costruzione del partito comunista della classe operaia succedutisi nel nostro paese. Occorre ancora lottare e lavorare per sconfiggere l’influenza negativa del revisionismo egemone, contro il dogmatismo, così come è necessario un impegno per verificare le risorse disponibili sul terreno della lotta politica e ideologica, per compiere un’analisi corretta della congiuntura internazionale e nazionale, ponendo il problema della costruzione del partito come un problema di fondo dei comunisti, in termini di percorso di lotta quotidiana e di metodologia politica.
Il campo su cui agire è molto vasto e le forze potenzialmente interessate altrettanto variegate. Per esempio si dovrebbe lavorare, con un confronto franco e costruttivo, per correggere la natura opportunistica neo-revisionista, attendista e inconcludente dei movimenti anti-globalizzazione, o comunque antagonistici, che stentano a darsi fisionomia chiara di movimenti politici antimperialistici, di lotta per la pace e per il socialismo. Queste forze potrebbero, in sinergia con il risveglio delle lotte operaie e delle risposte all’attacco massiccio contro le condizioni di vita delle masse popolari condotto dal capitale con le sue politiche liberiste e depressioniste, trovare una motivazione ulteriore nella prospettiva del superamento dell’ordinamento capitalistico.
Il nostro compito
Perché ciò avvenga è necessario che i comunisti assolvano al loro ruolo di forza strategica sull’arena politica, vale a dire si pongano problemi concreti di collegamento e di direzione dell’opposizione e costituiscano il cemento del blocco sociale che si contrappone, resistendovi conflittualmente, al progetto di restaurazione neofascista dei gruppi finanziari oligarchici che controllano la politica del paese.
I comunisti devono insomma riappropriarsi degli strumenti che integrano la comprensione dei diversi aspetti e lati di questo mondo (del mondo capitalistico globalizzato ovvero imperialistico), cioè dell’ideologia rivoluzionaria marxista-leninista, perché possano raggiungere nuovamente un alto livello di accumulazione e di concentrazione della loro grande forza potenziale, in termini di costruzione organizzativa e di incidenza politica reale nello scontro di classe in atto.

M. P. e V. R.

Nessun commento:

Posta un commento