mercoledì 12 giugno 2024

Elezioni 8 e 9 Giugno 2024 - Offida, case study

 Cos'è questo golpe ? Io so

«Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. [. . . ]
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. [. . .]».

Pier Paolo Pasolini

Corriere della Sera, 14 novembre 1974

Come è noto, l'8 e il 9 Giugno 2024 si sono tenute le Elezioni amministrative parziali per l’elezione di diversi Sindaci e dei Consigli comunali in scadenza di mandato, nei Comuni delle Regioni a statuto ordinario, programmate in concomitanza con le le decime Elezioni del Parlamento europeo con “suffragio universale” che ha consentito di partecipare a complessivi 51.198.828 elettori, molti dei quali, però, hanno diserato le urne.

Si stima, infatti, che meno di un italiano su 2 ha votato. Un evento di rilevanza storica, visto che per la prima volta in una Elezione di interesse nazionale la soglia del 50% è stata sfiorata, ma non raggiunta. L'astensionismo è la caratteristica prevalente della contemporaneità.


Come spesso è accaduto in passato, per le Amministrazioni comunali, cioé quell'insieme dei cosiddetti Organi di governo dei Comuni che prevedono un vertice monocratico (il Sindaco), un organo collegiale esecutivo (la Giunta) e un organo collegiale assembleare (il Consiglio), essendo “enti di prossimità”, Amministrazioni locali e/o istituzioni rappresentative che i cittadini percepiscono come immediatamente vicine alle loro necessità, il dato dell'affluenza è, in alcuni contesti, relativamente confortante.

In particolare, ad Offida, alle ore 23:00 di Domenica 9 Giugno, ha votato il 69,38% degli aventi diritto, in calo, in verità, rispetto al 2019, anno della precedente analoga Elezione, che ha visto esprimersi il 72,40% del “corpo elettorale”.

La Sezione che ha registrato il maggiore afflusso di elettrici ed elettori è la N. 2 (81,72%), mentre quella con minor numero di votanti è stata la N. 5 (39,30%), decentrata in località Santa Maria Goretti.

Lo scrutinio presenta 3.013 votanti, su 4.343 iscritti nelle Liste elettorali, che hanno deposto nell'urna, insieme ai voti validi, anche 51 schede nulle e 36 schede bianche.

Offida Solidarietà e democrazia” ha ottenuto 1.790 voti, corrispondente al 61,18%, e, conseguentemente 8 seggi in Consiglio comunale e la rielezione di Luigi Massa alla carica di Sindaco.

Obiettivi comuni per Offida”, la lista competitrice, ha ottenuto 1.136 voti, corrispondente al 38,82%, e, conseguentemente 4 seggi in Consiglio comunale.

La stampa locale, legittimamente, parla di “trionfo” per il Sindaco uscente che conquista il secondo mandato superando la soglia del 56,13% della precedente vittoriosa consultazione del 2019, e di débâcle della Lista competitrice la quale, cambiando il candidato Sindaco del 2019, D'angelo Eliano, con Adalberto Massicci, scende nella scelta dei cittadini dal 43,87% all'attuale percentuale.

Che sia chiaro, però, che il decremento di consensi non è dovuto alla “personalità” del candidato Sindaco o alla “qualità” della “squadra” che ha annoverato giovani talentuosi. Tutt'altro. La contrazione di voti rispetto alla precedente tornata elettorale, a nostro giudizio, è in parte considerevole dovuta alla tristemente reiterata pratica del “trasformismo”.

Tale prassi che affligge il sistema politico italiano, è stata inaugurata da A. Depretis (1813–1887). Essa consisteva nel formare di volta in volta maggioranze parlamentari intorno a singole personalità e su programmi contingenti, superando le tradizionali distinzioni tra “destra” e “sinistra”. Di tipo trasformistico fu considerata anche la concessione di favori alle consorterie locali in cambio del sostegno parlamentare praticata da F. Crispi e G. Giolitti.

Anche nel microcosmo contemporaneo di Offida, seguendo le mosse di alcune figure di ex oppositori al Sindaco in carica, nel precedente quinquennio, si nota che essi prima creano un monogruppo, distaccandosi dalla Lista d'opposizione nella quale si è stati eletti per poi proporsi come portatori d'acqua alla ricandidatura del “primo cittadino”, aderendo al programma dell'ex maggioranza contrastata fino ad un certo punto.

Una tradizione, quella del “trasformismo”, che andrebbe definitivamente superata. È lecito porsi la domanda: in cambio di cosa la camaleontica abilità viene messa in campo ? Staremo a vedere.

La “lettura” suindicata dell'esito del voto per il rinnovo degli organi politico-amministrativi comunali è, evidentemente, limitata ai dati meramenti numerici – e non ci si appelli allo stereotipo secondo il quale in “democrazia” i numeri son tutto; sono certamente decisivi, ma non chiarificatori di per sé della dinamica sociale sottostante che genera flussi altalenanti, disaffezione, aggregazioni estemporanee di volontà, differente disponibilità di mezzi e difforme capacità comunicative.

Inoltre, la “lettura numerica” risulta essere non obiettiva, poiché, in realtà, i 1.330 elettori “dispersi” che non si sono recati alle urne, unitamente agli 87 “contestatori” (schede nulle e bianche sono, ufficialmente “voti non espressi”), non sono fantasmi, ma cittadini portatori di diritti ed interessi da considerare.

In buona sostanza, quest'ultimi costituiscono numericamente – allo stato attuale - la “seconda forza politica” della cittadina.

In secondo luogo, questa è l'argomentazione cruciale a mio parere, comparando i risultati offidani delle Elezioni europee con quelle comunali, s'inizia a comprendere davvero la dinamica sociale, la “struttura” che genera e distribuisce “consensi”.

Ciò, probabilmente, può consentire d'aprire l'analisi del voto a prospettive di radicale cambiamento migliorativo del “civismo”, quell'alto senso dei proprî doveri di concittadino che deve detenere chi ricopre incarichi istituzionali di rango rilevante (Sindaco, Assessori, quest'ultimi non necessariamente eletti, Consiglieri comunali, membri dei Consigli d'Amministrazione di Aziende pubbliche) che spinge a trascurare o sacrificare il benessere proprîo o della proprîa “parte” per l’utilità comune.

Pertanto, facendo coincidere, come ipotesi, “Offida Solidarietà e democrazia” con la prevalente “area politica” del PD, i voti ottenuti in Offida sono 888 (32,52%); il Partito democratico, alle elezioni europee è tallonato da Fratelli d'Italia che ha ottenuto 841 voti (30,79%). Il Movimento 5Stelle ottiene 367 voti. Considerando, inoltre, i voti (168) di Forza Italia, (128) Lega e (111) Aleanza Verdi e Sinistra, limitandoci alle maggiori forze politiche, si può evincere un congruo numero di voti “in libera uscita” che gratificano – transitando verso le Elezioni comunali - la Lista del Sindaco rieletto.

Dalla configurazione di quanto ottenuto, alle europee, dai singoli Partiti, si coglie nettamente un dato: che il Sindaco rieletto di Offida è stato prescelto da cittadini ben al di fuori della subcultura politica d'appartenenza.

La “quaestio” può essere interpretata in modo palindromo.

In senso inverso, infatti, ma l'operazione posta in essere mantiene immutato il significato: Il Partito del Sindaco è sostenuto da chi nazionalmente e per l'elezione dei rappresentanti italiani in Europa vota le “destre”, anche le più retrive, quali la Lega che ha candidato a Bruxelles un esponente del revanscismo neofascista. Il bacino dei voti ove il Sindaco “pesca” è costituito da un “campo”, forse indigesto sul piano etico-pilitico, ma senz'altro redditizio.

Se l'ipotesi ha un suo ancoraggio alla realtà dei fatti, si devono porre pubblicamente alcune domande: Perché accade che un votante offidano di Fratelli d'Italia, ad esempio, vota un Sindaco di “sinistra” ? Perchè ciò avviene, peraltro, quando il vento di “destra” - in Europa, con l'attuale Governo, con la Giunta regionale delle Marche - soffia forte ? Che reciproche “convenienze” ci sono in ballo ? Il “mercato” elettorale sta facendo coincidere l'offerta politica di chi gestisce la dimensione territoriale politico-amministrativa con le domande e richieste dei cittadini dipendendo da come essi la “pensano” ? In che modo le odierne difficoltà di bilancio dell'Amministrazione comunale sono correlate alla pressione di infimi o estesi condizionamenti ?

Ancora: L'andazzo ipotizzato costituisce una strategia per stabilizzare il potere locale da parte di un coagulo di interessi che vanno tutelati perpetuando il dominio sulla macchina amministrativa e le sue articolazioni funzionali sul territorio ed impedendo in questa guisa alla cittadina un definitivo slancio civile ?

L’élite economico-politica e culturale locale, mutatis mutandi, ha, fino ai nostri giorni, replicato la gerarchia di comando tipica dell’organizzazione medievale delle vite - un “assolutismo” che prevede privilegi ed esclusione sociale – mai tramontata ?

Una conferma, presumibilmente, è data, ad esempio, dal “personale tecnico-politico” che “nelle parole” si è posto come innovatore, peraltro sempre lo stesso. Domandarsi è lecito se gli “uomini” che hanno inteso rappresentare l'Amministrazione, di fatto, sono stati espressione della “cultura” paternalista, clientelare e concessiva, a volte anche autoritaria in grado di “parlare” di diritti, ma mai di fuoriuscire dalla dimensione retorica top down di chi pretende un mandato dal popolo, ma che per estrazione e formazione, non appartiene al mondo del lavoro in senso stretto (dal latino “fatica”, opera di mano e poi anche d’ingegno, cose fatte o da farsi operando), bensì a quello delle “libere professioni” che è predisposto a “fare cartello” politico-affaristico.

La città è in fase drammaticamente implosiva (aspetto demografico, in primis) perché si è identificata per molto, troppo tempo con l’autoreferenziale “ceto” partitico dirigente la “cosa pubblica”; quest’ultimo ha legato – soggiogandola in modo quasi indolore – la sua comunità di riferimento a vincoli “storici” o consuetudinari rendendo la residenza abitudinale di migliaia di persone nel territorio ed anche la presenza estemporanea dei cosiddetti variegati “city users”, occasione ghiotta per perpetuare lo status quo, per manipolare l’identità dell'Amministrazione e l'erogazione dei servizi pubblici difendendo solo gli interessi di pochi ?

Sappiamo però che una città oligarchica, per definizione, non è una città libera.

Gli “interessi territorialmente e socialmente vasti” coincisero allora e coincidono ancora oggi con “interessi politicamente ristretti” ?

Il “caso” Offida per i trascorsi e per un'auspicabile soluzione di continuità merita attenzione. Si deve evitare una deriva familistico-amorale che ricorda i fasti, da un lato, del modello abruzzese (il riferimento è a Remo Gasperi), dall'altro, del blocco economico-sociale “cooperative-banche e assicurazioni-sindacati-poteri pubblici-Partito” (il “modello emiliano-romagnolo) che ha sposato da decenni l'aziendalismo soffocando le radici egualitarie e solidaristiche della subcultura del movimento operaio.

Nella trasparaenza ricercata, ciascuno faccia la sua parte.

Prof. Giovanni Dursi