lunedì 15 luglio 2013

Vedere la grande quercia nella ghianda

“Vedere la grande quercia nella ghianda”, il sottotitolo di un libro (Intelligenza valorizzativa, Tojo Thatchenkery e Carol Metzker, FrancoAngeli, 2007) che, sulla base degli ultimi non trascurabili risultati della psicolgia cognitiva e delle neuroscienze, scopre la nuova dimensione dell'intelligenza dietro alla creatività e al successo circa le innovazioni non solo produttivo-mercantili, ma anche nei comportamenti sociali. Percorrere nuove vie è (al di là delle intenzioni degli autori), quindi, possibile, rispetto al pensiero omologato, convergente, non in grado di ricontestualizzare la realtà, incapace di rilevare le possibilità non conosciute ed orientato ad abbandonare le situazioni apparentemente meno promettenti.
Non si tratta però solo di mettere in valore un talento, di guardare le cose sotto inedite angolazioni o di cogliere intuitivamente opportunità dietro ogni situazione problematica. Piuttosto, la cosiddetta “intelligenza valorizzativa” ricodifica il reale, ne disegna nuovi contorni ed identità, può fondare il linguaggio necessario a definire il senso nuovo: fa concentrare su scale di priorità sociale inespresse storicamente, consente d'affrontare la complessità senza l'ansia della conservazione dello status quo, sollecita l'acquisizione personale e collettiva di modalità espressivo-comportamentali ed abitudini prive dell'annichilente retaggio di arcaiche forme di vita, consente d'imparare a selezionare le informazioni di natura vitale discriminandole dalle distorsioni a manipolazioni, permette d'organizzare lo spazio-tempo sociale secondo inusitate necessità, riacquistando il controllo su di se, testimoniando l'autonomia e autentica collaborazione, estirpando il disvalore di rapporti sociali tutt'uno con attività competitive di business quotidiane. Agire secondo una vision alternativa all'ideologia vigente in ogni situazione rappresenta quel coinvolgimento ed integrazione di soggettività che affrontano antagonisticamente, dualmente, la relazione con lo stato presente di cose; dalla ricerca del reddito alle espressioni artistiche, dalla soddisfazione dei bisogni alla matura esplosione dei desideri, dall'alienazione alla gestione del potere. Rappresenta un'incombente minaccia per le posizioni politico-culturali negoziali, compromissorie, orientate alle “compatibilità di sistema”, all'eternizzazione delle gerarchie sociali di comado. Come progettare un percorso di cambiamenti sociali radicali, irreversibili ? Trasformare il modo d'essere, evolvere assertivamente, valutando lo stato attuale del sistema rispetto agli obiettivi di evoluzione, definendo gli ancoraggi ideali futuri, gli stati ottimali cui tendere, valutando i passaggi, stimoli o operations che possono portare alla trasformazione, selezionare gli interventi centrandosi sugli effetti (effect-based operations), evitando la dispersione di azioni asincrone o portatrici di risultati non precisati o poco chiari, aleatori, ma – soprattutto – cercare più angoli d'attacco allo status quo, esercitare focussing depurando il percorso dalle analisi errate e da revisioni degli obiettivi da raggiungere, “ricentrare” le energie umane nel protagonismo antagonistico-duale, senza riserva alcuna. Le condizioni che ne consentono l'esito sono date dalla fuoriuscita da ogni appartenenza sociale preesistente e dall'autonomia politico-culturale che tale soluzione di continuità comporta. L'applicazione dell'intelligenza valorizzativa alla questione sociale comporta un “salto di paradigma”, un protagonismo storico della radicalità operativa centrata sulla volontà di cambiamento e sulla rottura dello schematismo strutturale, economico-produttivo, di riferimento precedente. L'approccio delle regie d'avanguardia consapevole del ruolo, offre strumenti alle nuove generazioni di antagonisti che intendono agire in modo rivoluzionario, lottare contro prassi statiche demotivanti, proporsi il traguardo del potere, promuovendo esclusivamente strategie organizzative e ripudiando l'idealistica “infinita” teoresi.
Pensieri di Giovanni Dursi dedicati ad Antonio Gramsci, morto il 27 Aprile 1937 - … Bisogna disabituarsi e smettere di concepire la cultura come sapere enciclopedico....La cultura è una cosa ben diversa. E' organizzazione, disciplina del proprio io interiore, è presa di possesso della propria personalità, è conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri ... e anche un avviso a tutte le nostre "ghiande": ..Ogni ghianda può pensare di diventare quercia. Se le ghiande avessero una ideologia, questa sarebbe appunto di sentirsi "gravide" di querce. Ma, nella realtà, il 999 per mille delle ghiande servono di pasto ai maiali e, al più, contribuiscono a crear salsicciotti e mortadella ...

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