lunedì 6 settembre 2010

Sdegno, per una "marcia su Teheran" che non si farà

Sakineh, la donna iraniana condannata a morte per lapidazione in Iran, sta per morire e, nel mondo occidentale, si discute. Anzi peggio, si procede alle deportazioni ed a pogrom da parte di Stati UE. Non è sopportabile. Qualcosa va fatto, magari una “marcia su Teheran”, perché no. Subito. Credo che le alte elaborazioni teoriche sulla “differenza di genere” debbano cedere il posto ad azioni concrete, immediate, contro i veri nemici del “genere umano”: l'oscurantismo religioso, la sopraffazione dei “costumi differenti” e delle “forme di vita”, il maschilismo di Stato. Basta retorica, solo retorica. Mi riferisco al mondo femminile/femminista che trova in “Diotima” (semplice esempio) – comunità filosofica femminile, accademicamente accreditata, che si propone “un modo di essere e uno stile di movimento che ci permette di allargare la rete di relazioni tra donne lì dove il nostro desiderio ci porta ad essere. E' un movimento che costituisce realtà" – un avamposto del pensiero che dovrebbe tradursi in proposizioni di migliori condizioni esistenziali intergenere aggredendo stereotipi e tradizioni medioevali, sapendo discriminare il grano dal loglio. Non odo le voci di queste donne, non vedo i loro corpi agire per Sakineh. Mi duole, ovviamente, dirlo. Come mi irrita assai sentire dall'emittente pubblica Radio RAI (nella trasmissione “Zapping” che si propone come porta d'accesso libero ai pareri dei cittadini, curata viceversa da un Aldo Forbice in modo censorio rispetto ai radioascoltatori, spesso interrotti e ridicolizzati, per dare spazio a presunti esperti, consulenti ed intellettuali che propinano idee, a volte, orripilanti) disquisire sulle eventuali responsabilità penali di Sakineh, per la presunta partecipazione all'omicidio del marito, che – secondo il "fine pensatore" Marcello Veneziani – sarebbero dirimenti rispetto al comminare o meno la lapidazione (la registrazione della trasmissione di qualche sera fa, spero non venga manipolata). Vergogna !Se ha ucciso, può essere lasciata al suo destino: questo il pensiero di Marcello Veneziani. Vergogna ! La stessa trasmissione dell'emittenza pubblica, pur ritenendo di dover portare avanti una campagna d'opinione per i diritti umani a Cuba, non ritiene di fare altrettanto per identiche tutele a Teheran o altrove nel mondo globale contaminato dall'orrore. Molla il microfono, Forbice !!! Infine, mi ribello al filisteismo di chi chiede “clemenza” (Frattini) o dell'ipocrita autoassoluzione della Chiesa cattolica: "Quando la Santa Sede é richiesta in modo appropriato perché intervenga su questioni umanitarie presso autorità di altri Paesi, come è avvenuto molte volte in passato, essa usa farlo non in forma pubblica, ma attraverso i propri canali diplomatici". Lo afferma il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla vicenda di Sakineh. In mattinata il figlio Sajjad si era appellato al papa e al governo italiano per salvare la vita della madre. La Santa Sede - ha ribadito padre Lombardi - segue la vicenda con attenzione e partecipazione. La posizione della Chiesa, contraria alla pena di morte, è nota - ha aggiunto - e la lapidazione è una sua forma particolarmente brutale" !!! Nel frattempo, il figlio di Sakineh ha diffuso una lettera aperta datata il 3 settembre e che si riferisce a un articolo pubblicato dal London Times il 20 agosto scorso, in cui appare un foto di una donna senza velo, e attribuita a Sakineh. "Grazie a quanto siamo riusciti a sapere - scrive Sajjad - da alcune donne rilasciate la scorsa notte dal carcere femminile, la pubblicazione di questa foto ha dato alle autorità del carcere una scusa per accanirsi nuovamente contro mia madre". Il figlio della donna aggiunge che Sakineh "é stata convocata dal giudice che si occupa della cattiva condotta in carcere ed è stata condannata a 99 frustate sulla base della falsa accusa di diffondere la corruzione e l'indecenza, in base a quella foto di una donna senza velo che si presume erroneamente che sia lei". "Per ragioni sconosciute, il London Times ha pubblicato, invece della foto di mia madre, quella di un'altra donna che non indossa il velo - continua Sajjad - ma noi non sappiamo come il Times sia venuto in possesso di questa foto". Sajjad precisa poi di essere venuto a sapere che la foto sarebbe stata fornita al giornale dall'ex avvocato di sua madre, Mohammad Mostafei, fuggito in Norvegia nei giorni scorsi. Secondo quanto riferisce il sito 'The International Committee Against Executions', la foto ritrarrebbe una attivista politica che vive in Svezia. Successivamente il Times ha pubblicato una smentita chiedendo scusa ai suoi lettori, scrivendo che "l'ex avvocato Mostafei avrebbe dichiarato di avere ricevuto quella foto proprio dal figlio". Sakineh è stata condannata a morte per lapidazione, con l'accusa di adulterio e concorso in omicidio del marito e nel 2006 aveva già subito la pena di 99 frustate.

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