martedì 22 giugno 2010

Saldi di fine stagione politica

5133, gli operai ed impiegati dello stabilimento “”G. B. Vico” FIAT di Pomigliano d'Arco costretti a decidere tra l'autonomia di classe ed un salario di sopravvivenza percepito “aderendo” ad una contrattazione top-down che incrementa lo sfruttamento intensivo del lavoro. Un italiano, Silvio Berlusconi, attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, vuole espatriare, disimpegnandosi dalle responsabilità del Governo e godersi i soldi di cui dispone, non prima di mettere, con la “manovra finanziaria” di 25 mld di €, le mani in tasca ai cittadini, lavoratori dipendenti. Questi i saldi di fine stagione politica che, dall'antica inaugurazione della “democrazia progressiva” di Togliatti e Di Vittorio, conduce all'odierna “qualità totale” (talmente “totale” che lo stesso referendum SI / NO all'accordo separato tra FIAT e sindacati metalmeccanici CISL, UIL, UGL e FISMIC è eterodiretto da ConfIdustria) applicata da Marchionne, testa d'ariete di un aziendalismo libero dagli “impacci” rappresentati dalla Costituzione, dalla legge ordinaria e dai diritti esercitati. Il conflitto vincente dei lavoratori dell'INNSE ha recentemente fornito ulteriore dimostrazione di come la lotta può “pagare” e come la “cosa giusta” va fatta, anche quando non si ha certezza dei risultati. Nel caso del referendum sull'accordo aziendale, si rende d'ora in ora evidente la sua utilità nell'indurre i lavoratori della FIAT di Pomigliano, ob torto collo, ad approvare ciò che non merita di essere approvato, si rende d'ora in ora evidente la deresponsabilizzazione dei sindacati firmatari e la loro banalizzazione della situazione. Non è solo un problema etico, di dignità, di principi; è questione di natura “materiale”: il sindacato deve negoziare migliori salari, condizioni di lavoro praticabili per evitare e contrastare ogni sfruttamento e trattamenti economici iniqui, oltreché rivendicare norme di sicurezza sul posto di lavoro e formazione continua. Ebbene, quanto sta accadendo alla FIAT di Pomigliano ha attinenza con introiettate – da parte dei sindacati firmatari - logiche neotayloristiche della “sopravvivenza” che producono una svendita della manodopera al “massimo ribasso” negando la funzione di base stessa del sindacato. I sindacati firmatari dell'accordo separato, pertanto, si dispongono, così facendo, al nefasto collaborazionismo economico-politico (ricordiamo l'antecedente della “disdetta della scala mobile”) che annienta la visione emancipatoria poiché oggettivamente contraddittoria con il “profitto”, con l'organizzazione della produzione e con le correlate forme di vita sociale, agendo peraltro in sintonia con lo “Stato di polizia” che il Governo sta costruendo. In queste ore cruciali, torna in auge nella cronaca e nell'immaginario di massa quella nozione di salario che compare dapprima nei “Manoscritti del '44” nell'accezione di «prezzo del lavoro» (Manoscritti economico-filosofici del 1844, K. Marx, F. Engels, Opere, III, edizione italiana degli Editori Riuniti, 260). È un prestito dichiarato dell'economia politica: «Il consueto salario è, secondo Smith, quell'infimo che è compatibile con la “simple humanité”, cioè con un'esistenza animalesca» (ivi, 255). Il salario, come gli altri «fatti economici» analizzati nei Manoscritti , è il luogo in cui si manifesta una contraddizione, quella tra la valorizzazione del mondo delle cose e crescita della ricchezza sociale da una parte, e impoverimento del mondo degli uomini dall'altra. Queste le ragioni dell'opposizione all'accordo aziendale, queste le serie motivazioni, non le uniche, della “convergenza” sulle posizioni della FIOM e del sostegno, della partecipazione alla resistenza dei lavoratori di Pomigliano. Queste le condizioni reali favorevoli per una nuova stagione politica avviata con coscienza.
By Giovanni Dursi

Link: http://www.fiom.cgil.it/

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