
domenica 23 gennaio 2011
Venerdì 28 Gennaio: Sciopero generale dell'antagonismo antisistema

giovedì 13 gennaio 2011
Rabbia all'epoca della "politica palindroma"

a. "Non si riconoscerebbe la parola giustizia, se non esistesse l'ingiustizia” (Fr. 23);
b. “Tutto è a un tempo concordia e discordia” (Fr. 51);
c. “Polemos di tutte le cose è padre, di tutte re; e gli uni disvela come dei e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi e gli altri liberi” (Fr. 53);
d. “L'armonia invisibile val più della visibile” (Fr. 54);
e. “Si deve sapere che la guerra è comune e che la giustizia è contesa, e che tutto accade secondo contesa e necessità” (Fr. 80).
Rabbia. Unilaterale, perché altrimenti si snatura. La rabbia è una zoonosi, causata da un virus appartenente alla famiglia dei rabdovirus, genere Lyssavirus. Colpisce animali selvatici e domestici e si può trasmettere all’uomo e ad altri animali attraverso il contatto con saliva di animali malati, quindi attraverso morsi, ferite, graffi, soluzioni di continuo della cute o contatto con mucose anche integre. Il cane, per il ciclo urbano, e la volpe, per il ciclo silvestre, sono attualmente gli animali maggiormente interessati sotto il profilo epidemiologico. “Marchionne può andare dove gli pare, ma la FIAT tirata avanti con gli incentivi degli italiani rimarrà qui, perché ce la possiamo prendere con la forza. La fabbrica e i capitali accumulati. Son nostri. NOSTRI”, scrive P. M.. Condivido. Penso negli stessi termini. La rabbia va esercitata per essere “vera”. Come nell'alto Medioevo, in un contesto che media intensamente "cristianesimo primitivo" e "comunismo primitivo", oggi il tema del dominio viene ripreso e coniugato in un rapporto di implicazione diretta con “etiche” contrapposte. La lotta della classe operaia è indissolubilmente legata alle esigenze unilaterali antagoniste dell'autovalorizzazione, non della “democrazia” che reprime la “rabbia”. Il “regime democratico” stabilisce il dominio, le gerarchie di comando, rende eterno lo sfruttamento, anestetizza l'intelligenza collettiva dentro narcotiche “forme di vita”, castra l'insorgenza della “comunità”, determina l'alienazione della “rappresentazione”. L'autentica ricchezza trasformativa, la principale risorsa eversiva dell'attuale dominante sistema sociale va identificata non nel capitale materiale, bensì' da quello sociale. È il livello di “conoscenza” e “coscienza” delle moltitudini, nel vivo della conflittualità senza riserve politico-culturali, a caratterizzare la possibilità di rivolta antisistema. È il livello di “conoscenza” e “coscienza” delle moltitudini a ridefinire gli effetti da sclerosi metafisica di quanti non condividono la “rabbia”, unica energia generatrice d'allusione concreta alle pratiche comuniste di “soggetti” che continuano a lavorare per costruire l'iniziativa rivoluzionaria. Ma con chi e in che modo ripercorrere la strada intrapresa della”rabbia” per il comunismo nella metropoli italiana del capitalismo globale? Dentro il movimento rivoluzionario non è mai mancato lo spazio per la critica e l'autocritica, il dibattito seguito alle sconfitte inflitte all'insubordinazione sociale dalla fine degli anni '70 ad oggi è stato profondo e condotto in termini tali da non poter essere liquidato come una prassi formale e non sostanziale nella ridefinizione di una strategia rivoluzionaria. Un confronto serrato, ma sempre interno al campo della rivoluzione. Alcuni pseudo«storici», invece, pensano chiaramente ad altro referente, l'unico capace di valorizzare adeguatamente la loro smania di ricostruzione delle vicende dell'insubordinazione sociale. Pensano alla putrida sponda partitica. E non è certo voler forzare o stravolgere il loro pensiero affermare che questo referente è quel “sistema dei partiti” che promette – invariabilmente, palindromicamente - solo lacrime sangue. È nei fatti. È nella recente storia economica e sociale. In quanto pseudo«storici» i nostri non hanno fretta di ribellarsi, si limitano a ”comunicare” lo sdegno, in attesa di migliori momenti, a “ricercare” in modo fabulatorio la “connessione con il popolo”. Un variegato arco di forze erede della “storica e nuova sinistra” si mostra impotente di fronte alla “crisi” di ristrutturazione del modello capitalistico di sfruttamento e riproduzione dei rapporti sociali. Pronti ed interessati, velleitariamente quanto vigliaccamente, a porre un'opzione politica sul futuro dell'operazione «massacro sociale». Miserie. “Rabbia” contro la “miseria” e le “miserie”. La “rabbia” non può essere abiurata, dalla “rabbia” non ci si può dissociare, pena l'azzeramento identitario, la compartecipazione da attori non protagonisti alla “spettacolo”. È per evitare simili confusioni che a qualcuno di loro pare sia promessa una ulteriore legittimazione del loro “parlare” del movimento rivoluzionario. Le loro preoccupazioni, vendere la “rivolta”, vendere una consulenza storico-politica. Al di fuori del dibattito fra rivoluzionari, aprioristicamente pronti ad ogni qualsivoglia “trattativa” con il “potere”. La loro presunzione e la smania di protagonismo sono davvero cattive consigliere: costoro non rappresentano nessuno se non le loro ambizioni. La loro furbizia di aspiranti politicanti potrà coinvolgere altri, non certo l'antagonismo rabbioso che si riconosce nella validità strategica dell'esercizio della “rabbia” per il comunismo, non certo coloro che non collaborano alla costruzione di un mosaico esaltato dal capiate come il massimo della democrazia: accettare subalternità a vita nel sistema di sfruttamento vigente. Basta osservare con un po' di onesta attenzione per comprendere il presente della situazione sociale e per sapere quale futuro si prepara a danno dell'esistenza delle moltitudini in rivolta. Se si lascia correre.
Indicazioni bibliografiche
AA. VV., Della guerra, Venezia, Arsenale Cooperativa Editrice, 1982.
AA.VV., 1983-1985: Dallo scioglimento di "Prima Linea" alle "Aree Omogenee", ciclostilato, Torino, 1985.
AA.VV. (coordinamento di R. Curcio), La mappa perduta, Roma, Sensibili alle foglie, 1994.
AA.VV, Le parole scritte, Roma, Sensibili alle foglie, 1996.
Hannah Arendt, Politica e menzogna, Milano, SugarCo, 1985.
W. Ashby, Introduzione alla cibernetica, Torino, Einaudi, 1971.
G. Bachelard, La poetica della rêverie, Bari, Dedalo, 1972.
J. Baudrillard, Lo scambio simbolico e la morte, Milano, Feltrinelli, 1979.
W. Benjamin, Angelus Novus, Torino, Einaudi, 1982.
P. L. Berger, The Sacred Canopy: Elements of a Sociological Theory of Religion, New York, 1967.
L. Bertelli, Metabolè politeiòn "Filosofia politica", n. 2, 1989.
L. von Bertalanffy, Teoria generale dei sistemi, Milano, ILI, 1971.
N. Bobbio, Guerra civile? , "Teoria politica", n. 1-2, 1992.
G. Bocca (a cura di), Moro. Una tragedia italiana, Milano, Bompiani, 1978.
Idem, Gli anni del terrorismo. Storia della violenza politica in Italia dal ‘70 ad oggi, Roma, Curcio Editore, 1988.
R. Boudon, Effetti "perversi" dell’azione sociale, Milano, Feltrinelli, 1981.
A. Bolaffi, Le "categorie politiche" del terrorismo: appunti di ricerca, "Laboratorio politico", n. 4, 1982.
B. Bongiovanni, L’universale pregiudizio. Le interpretazioni della critica marxiana della politica, Milano, La Salamandra, 1981.
Brigate rosse, Autointervista del 1971, in "Potere operaio del lunedì", 16/7/ 1973.
Idem, Autointervista del 1973, in "Potere operaio del lunedì", cit.
Idem, Contro il neogollismo portare l’attacco al cuore dello Stato, "Il Tempo", 13/5/1974.
Idem, Risoluzione della Direzione Strategica, aprile 1975, "Contro-Informazione", n. 7/8, 1976.
Idem, Risoluzione della Direzione Strategica, febbraio 1978, in G. Bocca (a cura di), Moro. Una tragedia italiana, Milano, Bompiani, 1978.
Idem, Brigata di Campo di Palmi, Per una discussione su soggettivismo e militarismo, "Corrispondenza Internazionale", nn. 14/15, maggio/ settembre 1980.
Idem, Collettivo Prigionieri Comunisti delle Brigate Rosse, L’ape e il comunista, "Corrispondenza Internazionale", nn. 16/17, ottobre/dicembre 1980.
Idem, Collettivo Prigionieri Comunisti delle Brigate Rosse, L’albero del peccato, Parigi, 1983, Edizione Rebelles.
Idem, Colonna di Napoli, Invertire la tendenza, maggio 1980, dattiloscritto.
Idem, Colonna di Napoli, Sfondare la barriera del Sud, opuscolo n. 14, 1981, ciclostilato.
Idem, Colonna di Napoli-Fronte delle Carceri, 13 tesi sulla sostanza dell’agire da p artito in questa congiuntura, ciclostilato, opuscolo n. 15, maggio-giugno 1981.
Brigate rosse/Pcc, Risoluzione della Direzione Strategica, dicembre 1981, ciclostilato.
Brigate rosse/Partito guerriglia, Risoluzione della Direzione Strategica, dicembre 1981, ciclostilato.
R. Bruyer, L’animale, l’uomo e la funzione simbolica, Milano, Bompiani, 1972.
W. Buckley, Sociologia e teoria dei sistemi, Torino, Rosenberg & Sellier, 1976.
M. Cacciari, Problemi teorici e politici dell’operaismo e dei nuovi gruppi dal 1960 ad oggi, in F. D’Agostini (a cura di), Operaismo e centralità operaia, Roma, Editori Riuniti, 1980.
E. Canetti, Massa e potere, Milano, Adelphi, 1982.
E. Cassirer, Filosofia delle forme simboliche, 3 voll., Firenze, La Nuova Italia, 1961.
Idem, Il mito dello Stato, Milano, Longanesi, 1971.
C. Castoriadis, L’institution immaginaire de la societé, Paris, Ed. du Seuil, 1975; trad. it.: Istituzione immaginaria della società, Torino, Bollati Boringhieri, 1995.
R. Catanzaro (a cura di), La politica della violenza, Bologna, Il Mulino, 1990.
Idem (a cura di), Ideologie, movimenti, terrorismi, Bologna, Il Mulino, 1990.
P. Ceri, Movimenti globali. La protesta nel XXI secolo, Roma-Bari, Laterza, 2001.
A. Chiocchi, Note sulla democrazia italiana, Avellino, Quaderni di "Società e conflitto", n. 1, 1989.
Idem, Rivoluzione e conflitto. Categorie politiche, Avellino, Associazione culturale Relazioni, 1995.
Idem, Movimenti. Profili culturali e politici della conflittualità sociale in Italia negli anni '60 e '70, Mercogliano (Av), Quaderni di “Società e conflitto”, n. 9, 1996.
Idem, Il circolo vizioso. Meccanismi e rappresentazioni della crisi italiana 1945-1995, Mercogliano (Av), Quaderni di “Società e conflitto”, n. 13, 1997, n. 13, 1997.
Idem, Elogio del pensiero ricognitivo. Non solo diritto del lavoro: l'itinerario culturale di Gaetano Vardaro, Mercogliano (Av), Associazione culturale Relazioni, 2000.
Idem, Dalla tutela del lavoro alla tutela del mercato. Considerazioni minime sul "Libro Bianco" del governo Berlusconi, "Focus on line", ottobre 2001.
Idem, Lavoro, lavori e mobilitazione collettiva. Intorno e oltre l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, "Focus on line", febbraio/marzo, 2002.
Idem, L'irrappresentato. Per un avvio di discorso sulle forme dell'irrappresentato, Avellino, Associazione culturale Relazioni, 2002.
Idem, Dismisure. Poteri, conflitto e globalizzazione, Mercogliano (Av), Associazione culturale Relazioni, 2002.
Idem, Moto perpetuo. Dai movimenti del '68 ai movimenti planetari, Avellino, Associazione culturale Relazioni, 2003.
Idem, Il labirinto della violenza. Esercizi di analisi, Avellino, Associazione culturale Relazioni, 2004.
Idem, L'Altro. Del vivente e del morente (prima parte), "Focus on line", Editoriale n. 25/26, 2004.
Idem, L'intercampo globalizzazione. Stratificazioni concettuali e realtà dello spazio globale, Avellino, Associazione culturale Relazioni, 2005.
A. Chiocchi-C. Toffolo, Passaggi. Scene dalla società italiana degli anni ‘60 e ‘70, Avellino, Quaderni di "Società e conflitto", n. 7, 1995.
N. Chomsky: La grammatica generativa trasformazionale, Torino, Boringhieri, 1970.
Idem, Le strutture della sintassi, Bari, Laterza, 1970.
K. von Clausewitz, Della Guerra, Milano, Mondadori, 1970.
A. Coi-P. Gallinari-F. Piccioni-B. Seghetti, Politica e rivoluzione, Milano, Mai Ed., 1983.
Collettivo Comunisti Prigionieri, "Wotta Sitta", La lotta di classe è il motore della storia, dicembre 1989.
Collettivo dall'identità plurale, Non è che l'inizio, "Contro-Informazione", dicembre 1982.
Idem, Domande-risposte-domande, "Frigidaire Dossier", n. 4, 1983.
Elisabetta Confaloni, Castoriadis. L’immaginario a dimensione sociale, "il manifesto", 2/3/1995.
M. Crozier-E. Friedberg, Attore sociale e sistema. Sociologia dell’azione organizzata, Milano, Etas Libri, 1978.
O. Cullmann, Cristo e il tempo. La concezione del tempo e della storia nel cristianesimo primitivo, Bologna, Il Mulino, 1965.
R. Curcio, A viso aperto (intervista raccolta dal giornalista de "l’Espresso" M. Scialoja), Milano, Mondadori, 1993.
R. Curcio-A. Franceschini, Gocce di sole nella città degli spettri, Supplemento al n. 20-22 di "Corrispondenza Internazionale", Roma, 1982.
U. Curi, Pensare la guerra. Per una cultura della pace, Bari, Dedalo, 1985.
Donatella della Porta, Il terrorismo di sinistra, Bologna, Il Mulino, 1990.
V. Dini-L. Manconi, Il discorso delle armi, Roma, Savelli, 1981.
M. Eliade, Il mito dell’eterno ritorno, Torino, Borla, 1966.
N. Elias, Il processo di civilizzazione, Bologna, Il Mulino, 1988.
F. Engels, Antidühring, Roma, Editori Riuniti, 1968.
Yasmine Ergas, Nelle maglie della politica. Femminismo, istituzioni e politiche sociali nell’Italia degli anni ’70, Milano, Angeli, 1986.
P. Farneti, Il sistema politico italiano, Bologna, Il Mulino, 1973.
Idem, Introduzione a P. Farneti (a cura di), Politica e società, 2 tomi, vol. IX de Il mondo contemporaneo (a cura di N. Tranfaglia), Firenze, La Nuova Italia, 1979.
L. Ferrajoli, Critica della violenza come critica della politica, Roma, Savelli, 1979.
S. Flamigni, La tela del Ragno, Milano, Kaos, 1993, 2003.
Idem, Trame atlantiche, Milano, Kaos, 1996.
Idem, Convergenze parallele, Milano, Kaos, 1998.
G. Flamini, Il partito del golpe. Le strategie della tensione e del terrore dal primo centrosinistra organico al sequestro Moro, 1976/1978, volume quarto, Torino, Bovolenta, 1985.
M. Foucault, Microfisica del potere, Torino, Einaudi, 1977.
A. Franceschini, Mara, Renato e io (intervista raccolta dai giornalisti de "l’Espresso" Buffa e Giustolisi), Milano, Mondadori, 1988.
J. Freund, L’essence du politique, Paris, Edition Sirey, 1965.
G. Galli, Storia del Partito armato 1968-1982, Milano, Rizzoli, 1986.
Idem, Il partito armato, Milano, Kaos, 1993.
Idem, Piombo rosso, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2004.
W. B. Gallie, Filosofie di pace e di guerra, Bologna, Il Mulino, 1993.
C. Geertz, Centers, Kings and Charisma: Reflections on the Symbollics of Power, Chicago, 1977.
S. J. Gould, La freccia del tempo, il ciclo del tempo. Mito e metafora nella scoperta del tempo geologico, Milano, Feltrinelli, 1989.
Gruppo di Ricerca su "Società e conflitto", Snodi. Percorsi di analisi sugli anni ‘60 e ‘70, Avellino, Quaderni di "Società e conflitto", n. 6, 1995.
V. Guagliardo, Pago la mia coerenza. La testimonianza di un brigatista, "Sempre", n. 2/3, 1990.
L. Guicciardi (a cura di), Il tempo del furore, Milano, Rusconi, 1988.
A. Gurevic, Le categorie della cultura medievale, Torino, Einaudi, 1983.
D. I. Hertzer, Riti e simboli del potere, Bari, Laterza, 1980.
F. Ingravalle, Conflitti e trasformazioni costituzionali nella "Costituzione degli Ateniesi" di Aristotele, "Filosofia politica", n. 2, 1989.
R. Koselleck, Critica illuministica e crisi della società borghese, Bologna, Il Mulino, 1972.
Idem, Futuro passato, Casale Monferrato, Marietti, 1986.
A. L’Abate, Consenso, Conflitto e mutamento sociale. Introduzione a una sociologia della nonviolenza, Milano, Angeli, 1990.
V. I. Lenin, Che fare?, Roma, Editori Riuniti, 1968.
Idem, Stato e rivoluzione, Roma, Editori Riuniti, 1977.
E. Lévinas, Totalità e infinito, Milano, Jaka Book, 1977.
Idem, Altrimenti che essere, Milano, Jaka Book, 1983.
Idem, Filosofia, giustizia e amore, "aut aut", n. 209-210, 1985.
K. Löwith, Significato e fine della storia, Milano, Comunità, 1972.
J.-F. Lyotard, La condizione postmoderna, Milano, Feltrinelli, 1981.
L. Manconi, Il nemico assoluto. Antifascismo e contropotere nella fase aurorale del terrorismo di sinistra, in R. Catanzaro (a cura di), La politica della violenza, Bologna, Il Mulino, 1990.
Idem (a cura di), La violenza politica, Roma, Savelli, 1979.
J. G. March-H. A. Simon, Teoria dell’organizzazione, Milano, Comunità, 1966.
G. Marramao, Potere e secolarizzazione, Roma, Editori Riuniti, 1983.
M. Maruyama-A. Harkins (a cura di), Civiltà oltre la terra, Milano, Siad Edizioni, 1977.
K. Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, Roma, Editori Riuniti, 1962;
Idem, Il Capitolo VI inedito, Firenze, La Nuova Italia, 1969.
Idem, Scritti politici giovanili, Torino, Einaudi, 1971.
Idem, Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, in K. Marx-F. Engels, Opere scelte, Roma, Editori Riuniti, 1971.
Idem, La guerra civile in Francia, in K. Marx-F. Engels, Opere scelte, Roma, Editori Riuniti, 1969.
Idem, Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica, 2 voll., Torino, Einaudi, 1976.
Idem, Critica del programma di Gotha, Roma, Editori Riuniti, 1978.
R. Massari, Marxismo e critica del terrorismo, Roma, Newton Compton, 1979.
S. Mazzarino, Il pensiero storico classico, Bari, Laterza, 1983.
C. Meier, La nascita della categoria del politico in Grecia, Bologna, Il Mulino, 1988.
A. Momigliano, Il tempo nella storiografia antica, Torino, Einaudi, 1982.
M. Moretti, Brigate Rosse. Una storia italiana (intervista raccolta da Carla Mosca di "Rai 1" e Rossana Rossanda de "il manifesto"), Milano, Anabasi, 1994.
V. Morucci, A guerra finita, Roma, manifestolibri, 1994.
D. Novelli-N. Tranfaglia (a cura di), Vite sospese. Le generazioni del terrorismo, Milano, Garzanti, 1988.
L. Pareyson, Estetica. Teoria della formatività, Firenze, Sansoni, 1974.
Luisa Passerini, La metodologia dell’indagine, in R. Catanzaro (a cura di), Ideologie, movimenti, terrorismi, Bologna, Il Mulino, 1990.
G. Pasquino (a cura di), La prova delle armi, Bologna, Il Mulino, 1986.
Fiora Pirri-L. Caminiti, Diritto alla guerra, Vibo Valentia, Edizioni Scirocco, 1981.
A. Pizzorno, L’incompletezza dei sistemi, in F. Rositi (a cura di), Razionalità sociale e tecnologie dell’informazione, vol. I, Milano, Comunità, 1973.
P. P. Portinaro, Preliminari ad una teoria della guerra civile, "Introduzione" a R. Schnur, Rivoluzione e guerra civile, Milano, Giuffrè, 1986.
Idem, Forma del tempo e filosofia della storia, "Teoria politica", n. 2, 1991.
Prigioniere comuniste per la Guerriglia Metropolitana, L'unico processo di liberazione possibile: rivoluzione sociale, settembre 1987.
H.-C. Puech, Sulle tracce della Gnosi, Milano, Adelphi, 1985.
L. Rizzi, Clausewitz. L’arte militare nell’età nucleare, Milano, Rizzoli, 1987.
P. Rossi, I segni del tempo. Storia della terra e storia delle nazioni da Hooke a Vico, Milano, Feltrinelli, 1979.
F. Rossi-Landi, Il linguaggio come lavoro e come mercato, Milano, Bompiani, 1968.
Idem, Semiotica e ideologia, Milano, Bompiani, 1979.
C. Schmitt, Le categorie del ‘politico’, Bologna, Il Mulino, 1972.
Idem, Teoria del partigiano. Note complementari al concetto di politico, Milano, Il Saggiatore, 1981.
Idem, Il nomos della terra nel diritto internazionale del "Jus Publicum Europaeum", Milano, Adelphi, 1991.
M. Scarano-M. De Luca, Il mandarino è marcio: terrorismo e cospirazione nel caso Moro, Roma, Editori Riuniti, 1985.
R. Schnur, Rivoluzione e guerra civile, Milano, Giuffrè, 1986.
S. Segio, Le fonti aride della storia ufficiale. La violenza politica di sinistra secondo l’Istituto Cattaneo, "il manifesto", 3/10/1991.
Soccorso Rosso, Brigate Rosse. Che cosa hanno fatto, che cosa hanno detto, che cosa se ne è detto, Milano, Feltrinelli, 1976.
D. A. Snow-R. D. Benford, Schemi interpretativi dominanti e cicli di protesta, "Polis", n. 1, 1989.
"Società e conflitto": Rimozioni. Il conflitto dimenticato, n. 2/3, 1990-1991.
R. Sumian, Linguistica dinamica, Bari, Laterza, 1970.
R. Thom, Stabilità strutturale e morfogenesi, Torino, Einaudi, 1980.
M. Tronti, Operai e capitale, Torino, Einaudi, 1966 .
Idem, Sinistra, "Laboratorio politico", n. 3, 1981.
Idem, Guerra, conflitto, politica, in AA. VV., Della guerra, Venezia, Arsenale Cooperativa Editrice, 1982.
Idem, Con le spalle al futuro, Roma , Editori Riuniti, 1992.
P. Virilio, Velocità e politica. Saggio di dromologia, Milano, Multhipla, 1977.
Marguerite Yourcenar, Il tempo, grande scultore, Torino, Einaudi, 1985.
S. Zavoli, La notte della Repubblica, Milano, Edizione CDE, 1992.
Link: http://www.bolognacittalibera.org/profiles/blogs/sette-punti-per-pensare-il
http://www.bolognacittalibera.org/profiles/blogs/lettera-aperta-al-segretario
http://www.bolognacittalibera.org/profiles/blogs/bologna-non-ce-piu
http://www.bolognacittalibera.org/profiles/blogs/un-bimbo-di-20-giorni-morto
http://www.resistenze.org/sito/ma/di/ce/mdce9g28c2.htm
sabato 8 gennaio 2011
giovedì 6 gennaio 2011
Lettera aperta al Segretario generale della FIOM

Come docente MIUR, vedo perniciose attitudini, anche nella riorganizzazione in atto della pubblica amministrazione, in generale, e delle “attività lavorative della conoscenza” (istruzione, formazione, ricerca, cultura), a ridefinire i rapporti di lavoro su input proveniente da ragioni di bilancio e conseguente gestione autoritaria della gerarchia di comando, spesso anche in assenza di reali competenze gestionali. In particolare, i provvedimenti dei Ministri Tremonti, Brunetta e Gelmini, sono tendenzialmente lesivi non solo della condizione materiale di chi percepisce uno stipendio già da tempo inadeguato, ma anche della stessa possibilità di occupazione stabile e di eventuale fuoriuscita “garantita” dal lavoro, avendo reso “evanescente” perfino il trattamento di quiescenza. Inoltre, minando le basi del Welfare universalistico a solo vantaggio della rendita e del profitto, l'attuale Governo provvede alla desertificazione delle forme di vita orientate alla coesione sociale e si accanisce contro i cittadini che esprimono bisogni sociali non negoziabili essendo essi ormai privi di credibili tutele politiche e/o sindacali. La convergenza di intenti tra Impresa e Stato sta modificando ulteriormente i fragili assetti della “democrazia incompiuta” italiana, mettendone a rischio la stessa precaria stabilità, laddove il dissenso verso le politiche economico-sociali governative manifestato generosamente dalla società civile e dai lavoratori, è immediatamente represso in coerente sintonia con il desiderio di ConfIndustria di “contrastare l'opposizione all'ammodernamento del Paese” (dal discorso d'insediamento della Presidente Marcegaglia). A mio parere, i casi dei contratti / capestro di Pomigliano e Mirafiori, presto flessibilmente replicabili in altri stabilimenti del FIAT GROUP (ad esempio, alla SEVEL della Val di Sangro), sono il sintomo più evidente di un degrado non solo delle relazioni sindacali, bensì di relazioni sociali rese “perverse” e “polimorfe” dall'egoismo del capitale industriale e finanziario.
Il conseguente terremoto politico-sociale per i lavoratori dipendenti non “si risolve” con una militanza nella “sinistra” (PdRC, PdCI, SEL, FdS) con evidenti segnali di continuità con il fallimentare recente passato; tali “sigle” sono restate sul mercato della politica a contendersi elettori, ponendosi come obiettivo massimo rieleggere deputati, senatori o consiglieri, negoziare presenze nelle Giunte comunali, provinciali o regionali, collocare “amministratori” negli enti subordinati, confondendo il consenso elettorale con un improbabile riequilibrio dell'assetto di potere e pretendendo di ridare attualità politica ai tipici valori della “sinistra” togliattiana-divittoriana della “democrazia progressiva”.
In realtà, archiviate queste arcaiche manovre, è fondamentale insistere sulla linea dell'edificazione di nuove istituzionalità popolari, distanti / diverse da quelle articolazioni statali ove la “rappresentanza” perpetua subalternità, soggioga le masse popolari, crea devastanti distorsioni nella “democrazia costituzionale”; l'autonomia politica deve – viceversa – conquistare e difendere spazi per esercitare i “diritti” dei giovani, donne, precari, disoccupati, cassaintegrati, operai, artigiani, autoimprenditori delle conoscenze, lavoratori autonomi che oggi mal sopportano la storica iniquità dell'ennesima crisi del modello capitalista di sviluppo.
Le lotte di resistenza e di attacco alla “tenaglia” confindustriale-sindacale che impone l'agenda politica al Paese, manifestano una consapevolezza “altra” della crisi che chiede a tutti i suoi protagonisti una rinnovata determinazione nella capacità popolare di dare autorevole voce – senza mediazione partitica – ai “bisogni sociali” (reddito, Welfare, cultura, ambiente, multiculturalità, …) e del “lavoro” che sono nel suo DNA. Questa sollecitazione non può non essere colta dalle donne e dagli uomini liberi con l'entusiasmo che deriva dal riappropriarsi della propria esistenza. Per chi ha vissuto e vive la difficile battaglia della libertà individuale e collettiva dal gioco del capitale – non distinguendo, in modo miope ed asfittico, il “locale” dal “globale”, come purtroppo in alcune componenti dell'area “neocivica” si è ottusamente evidenziato, causando ulteriori “sconfitte” e dispersione di energie trasformative -, questo presente in piazza, sui tetti, nelle occupazioni e presidi, questo presente della “mobilitazione in proprio” delle masse popolari non può che avere come orizzonte e meta l'affermazione di un nuovo modello sociale, del “linguaggio” della comunanza, temi veri delle “proposte politiche” veicolate dalle lotte. Lo scenario è necessariamente più ampio di quello delle pseudostrategie di partito.
I transfughi dei partiti di “sinistra”, compresi i pdessini in libera uscita per una breve, “eccitante” stagione, che hanno frequentato modalità autonome ed alternative d'organizzazione e produzione di eventi politico-sociali, constatando il “blocco mortale” e l'evanescenza dell'opposizione – non solo PD - alla presenza berlusconiana, oggi, percependo il sentore d'una repressione (annunciata da tempo dalla ConIndustria, come prima adetto, per bocca della Presidente Marcegaglia) di tipo cileno, tornano sui loro passi, ad una “casa madre”, ad un'autoreferenzialità ed un interclassismo incapaci di “scegliere” la parte del popolo (ad esempio, sull'acqua: il PD si è forse schierato raccogliendo le firme per la difesa di quel bene pubblico essenziale ? E sul petrolio e il nucleare ? E per il lavoro ?), immaginando di occupare posti ed apparire seriosi e compìti in TV.
L'urto del 16 Ottobre, dunque, è stato prodotto ed ha provocato un'iniziativa unitaria dell'antagonismo sociale. Ora, in queste ore, va suscitata la voglia collettiva di stare realmente sul territorio, di continuare a realizzare iniziative a sostegno delle mobilitazioni di interesse comune. La FIOM ed il sindacalismo di base possono fare molto in questa prospettiva. Vista anche la possibilità imminente di elezioni ed il rischio di subire ancora, da parte di alcuni, il fascino del “democraticismo partitico” (con decisioni prese come sempre altrove, in primis a Roma), pare opportuno indicare con nettezza l'estraneità ed ostilità verso “giochi” improduttivi quando non dannosi, dotando il “movimento popolare di resistenza e per la cittadinanza attiva” di “luoghi” propri di rappresentanza e di autodifesa democratica. Nelle circostanze date, è possibile la creazione di stabili organismi popolari e di lotta espressi direttamente dai lavoratori e dai cittadini, quali spazi di partecipazione alle decisioni nell'esclusivo interesse delle comunità sociali e territoriali, cellule base della democrazia di massa da cui far generare l'organizzata nuova struttura pubblico-istituzionale che, in tale forme, può costituirsi; nel contingente, tali organismi popolari di lotta possono svilupparsi come strumento rivendicativo e luogo privilegiato d'intervento politico dei soggetti antagonisti. Si può auspicare, in particolare, la fondazione della strategia politica antisistema dellosfruttamento sull'egemonia socio-territoriale di Comitati popolari di resistenza per la cittadinanza attiva quali strumenti di contropotere alternativo all'apparato statale. Accendere il dibattito su questi temi alla luce del sole - non fra pochi, ma ampio - porterà finalmente all'individuazione d'una linea comune delle pratiche antagoniste, ben riconoscibile ai soggetti delle diffuse rivolte le quali, per questa guisa, potranno trasformarsi in decisioni concrete di respiro duraturo. Concludo, rendendo pubblico il personale auspicio d'una mia militanza politico-culturale che sia partigiana della lotta FIOM e per lo sciopero generale di solidarietà del 28 Gennaio. Ringrazio per l'eventuale considerazione.
Bologna, 6 Gennaio 2011
Giovanni Dursi, docente MIUR di Filosofia e Scienze sociali
For contact:3393314808
http://cprca2010.ning.com/
http://www.bolognacittalibera.org/profile/GiovanniDursi
http://giovannidursi.blogspot.com/
http://www.facebook.com/home.php?#!/profile.php?id=1192180355
Una proposta per agire insieme
1. Se le responsabilità del massacro sociale, causato dall'irreversibile crisi economico-finanziaria del modo di produzione capitalista, sono chiare, altrettanto evidenti sono le colpevoli responsabilità del quadro politico dirigente delle istituzioni rappresentative del movimento operaio (partiti delle “sinistre” e sindacato) circa la difesa dell'autonomia politico-organizzativa dell'antagonismo sociale. In Italia, il “collaborazionismo” dei dirigenti delle “sinistre” politiche e sindacali (a diversi livelli di incarichi, locali e/o nazionali, svolti) con le strategie ristrutturative del “comando” capitalista – dalla disdetta della “scala mobile” alla Legge delega di revisione della Legge 146/'90 che introduce nuovi limiti al diritto di sciopero (diritto consacrato nell'art. 40 della Costituzione) e di libertà sindacali – è dimostrato dalla voluta liquidazione di ogni rappresentanza della conflittualità, ormai inesistente in Parlamento, per meglio imporre relazioni sociali e politiche consolidando il reciproco riconoscimento negoziale tra frazioni borghesi in lotta (autoritarismo affaristico-telecratico tout court o regime pseudo liberale-liberistico, queste le opzioni in campo) per il predominio statuale e l'oscuramento delle istanze collettive di difesa democratica nella ridistribuzione egualitaria del reddito . . . . .
2. Tutte le ipotesi e le pratiche politico-organizzative messe in cantiere (volendo limitarsi a considerare solo il periodo dalll'89 ad oggi), sono state fallimentari per gli interessi delle classi subalterne. Gli stessi sciagurati protagonisti ed interpreti degli ultimi decenni della devastazione progettuale e della stessa mobilitazione delle coscienze, si ripropongono ora come “salvatori” avanzando ricette avvelenate (tutti uniti nel o al PD) ed inventandosi conduttori di reality politici sulla pelle delle masse lavoratrici, dei disoccupati, degli sfruttati.
Nessuno di costoro può più permettersi – senza pagare dazio – di anteporre proprie concezioni teorico-politiche al reale movimento sociale di resistenza all'incedere della crisi, nessuno è più legittimato a rappresentare moltitudini non disposte a delegare ulteriormente. Pertanto, qualsiasi ripresa della lotta e della partecipazione politica deve individuare il massimo di contraddizione nell'assetto della “rappresentanza” e della “rappresentatività” operando una rottura teorico-politica e di prassi, liberando una soggettività politica da ogni “appartenenza” - anche se residuale - nel “noi sociale” in grado di comunicare nuove forme istituzionali della “domanda popolare” e contenuti propri, oggetti specifici delle “politiche sociali” che si vogliono perseguire. Il punto più alto delle contraddizioni economico-sociali del capitale è l'annientamento delle “socialità altre”, non “collaborazioniste”. Il punto più alto di risposta allo stato presente di cose è “fare comunità” - costruire il “noi sociale” - tramite capacità di autovalorizzazione (conoscenze, professionalità, autoimprenditorialità, sostenibilità, contropotere) di progetto e di comunicazione sociale . . . . .
3. La realtà non deve diventare la sua rappresentazione mediale, come anche significative esperienze recenti (neocivismo) hanno fatto. L'irruzione della realtà nella lotta politica dipende dalla volontà del “noi sociale” di distruggere il paradigma della rappresentazione partitico-mediale delle contraddizioni sociali. “Noi” dobbiamo rappresentare personalmente noi stessi, non un brand, un veicolo di comunicazione nel mercato della politica. Rompere questo dispositivo di potere (“delega” e “rappresentanza”) evitando di essere ancora sudditi, vuol dire farsi carico in prima persona dell'agire politico e sviluppare non solo pensiero, ma anche pratiche di liberazione. La precondizione è costituire un “luogo politico” - Comitato popolare di resistenza per la cittadinanza attiva (CPRCA) – che nel territorio accolga, spogliati di ogni appartenenza partitica, sindacale, associativa, ogni individuo, ogni sincera compagna, ogni onesto compagno, disponibili tutte e tutti a proporre, organizzare e lavorare per un sistema che dal basso possa affrontare e risolvere i problemi della cittadinanza conferendo autonomia e responsabilità politico-amministrativa nuove ad ambiti istituzionali socio-territorialialmente “partecipati”, imponendo socialmente l'agenda politica. È il territorio è lo scenario entro il quale muoverci a fronte d'una socialità atonomisticamente frammentata e zone specializzate per funzioni. Costruire i CPRCA per ogni ambito territoriale provinciale può significare costruire un proprio “frame” capace di ricomporre politicamente il territorio regionale aggredendone i santuari del potere che da questa parcellizzazione egolatrica ne trae beneficio al fine di rideterminare forme di dominio. Sottrarsi ad ogni gioco politico eterodiretto dai “soliti noti” (partiti e personale politico ben retribuito) e vivere politicamente ed esclusivamente nello spazio/tempo della comunità in cui si riesce a giocare la propria “sottrazione” ed estraneità. Costruire nuove istituzionalità che si sviluppino nel tempo divenendo egemoni nella dimensione popolare delle forme di vita, esigendo “beni comuni” in ogni città del territorio d'appartenenza . . . . .
Tutti sono invitati ad avviare un discorso pubblico su questi temi.
“... Felicità non è correre e poi fermarsi di botto. Ma star fermi, progredire, lentamente, consapevolmente ...” - Tratto da “Ho fatto un sogno: Vivere il socialismo dell'armonia” di Zygmunt Bauman
venerdì 24 dicembre 2010
Tutto L'Amore Che Ho - Video Ufficiale
Gli "accordi separati" per Mirafiori, primi provvedimenti del "Governo Marchionne"
L'instabilità generata dalla conflittualità operaia è l'unica “variabile” indipendente, non governabile da Marchionne, il quale, ovunque presenti soluzioni “liquidazioniste” del contratto nazionale, dei diritti e del lavoro (rischiosa la situazione della SEVEL di Atessa destinata alla fine anticipata degli accordi FIAT-PSA nel 2014 anziché nel 2017, con in ballo 6200 posti di lavoro in azienda ed oltre 2000 dell'indotto nella sola Val di Sangro), troverà pane per i suoi denti, pur addestrati ad azzannare alla giugulare i lavoratori, nello sciopero generale e con l'unità antagonistica delle lotte sociali contrastanti il “regime FIAT”. Così si da vita alla vera “opposizione” politica.
Link: http://www.bolognacittalibera.org/profiles/blogs/svegliarsi-dallincubo-fiat
martedì 21 dicembre 2010
Imàgo


[Il testo è dedicato, con autentico affetto, a tutti coloro che vivranno, riuniti, coraggiosamente e serenamente il 22 Dicembre 2010 – G. Dursi]
Nota:
“Il latino imaginor viene accomunato dai grammatici tardo-antichi ad "imito", ma in realtà il verbo indica un'attività più sottile della mente, simile al greco φαντάζω, che vuol dire "mi mostro" ma anche "inganno" (cfr. φάντασμα). Può essere usato anche con il significato di plasmare (cfr. Lattanzio: "…terram digitis suis imaginatam…"Lact. 5, 13, 21). Il sostantivo del verbo imaginor è imago. Da alcuni filologi è ricondotto ad imito (contrazione di imitago); ma se gli esiti di verbi analoghi come aemulo e simulo sono aemulatio e simulatio, quello di imito è imitatio che ha una valenza diversa da quella più intima e propria di imago.
Imago ha differenti significati ma tutti di carattere quasi esoterico. Imagines erano i fantasmi (cfr. φαντάζω- φαντάσματα), le apparizioni illusorie; e quindi imagines erano anche l'eco ed il riflesso dello specchio. Infine imagines majorum erano le statuine modellate nella cera a raffigurazione dei defunti.”
venerdì 10 dicembre 2010
Nell'intimo: voglia di comunismo


[Nota “a margine” di “Gaber – L'illogica utopia”, G. Harari, ChiareLettere, 2010]
venerdì 3 dicembre 2010
Némesi e genesi

Sistemate le cose, a piacimento temporale d'ogni protagonista di questa maleodorante stagione politica, aspettando il momento opportuno per la massima valorizzazione Cicero pro domo sua, chiusi acqua luce e gas di quel degenerato immobile “potere”, l'ultimo Governo Berlusconi – con stanco sorriso sardonico sulla bocca del “capo”, chirurgicamente sistemata, e dei proni comprimari – lentamente s'accomoda fuori, apprestandosi a rimirar macerie dall'ovattata dorata dimora dell'autopensionamento ed a spartire il bottino. Con buona pace delle “opposizioni” parlamentari e aspiranti tali, impotenti nei confronti del motu proprio governativo. Non è un farsi da parte, anche a causa di spallate altrui non pervenute, è solo un giro di giostra che prelude alla discesa dal cavallo del cosiddetto “berlusconismo”, dopo un troppo lungo accanimento politico, tanto gratificante per il “complesso politico-affaristico” da esso incarnato, quanto devastante per la vita pubblica nell'incessante spoliazione subita. Il 14 dicembre, alla Camera dei Deputati ed al Senato, andrà in onda l'ultima puntata intitolata “Appagamento (del “Governo” leggasi P2; rif. http://www.socialmente.name/index.php?mod=12&idli=26&idli_co=2 – Impotenza (dell'opposizione)” d'una fiction mai originale nel copione, la cui “regia” oggi sceglie attori che rivendicano il primo piano, ma formati alla stessa “scuola di recitazione”: Montezemolo, Marchionne, Draghi, seguiti già dal nugolo confindustriale di mosche cocchiere, saltimbanchi mediatici, retori, oratori e giullari ridanciani, già impegnati in iniziatiche odi all'epico “capitale” che vuol fare da sé.
Alcuni presumono che all'inarrestabile evento negativo in corso, ad una situazione siffatta, debba seguire periodi eccessivamente fortunati a titolo di giusta compensazione, come la campagna di Russia fu per Napoleone. Gli stessi “ottimisti” (per ufficio), addirittura sostengono l'esistenza d'una giustizia riparatrice di torti e delitti, non dei responsabili – accompagnati da salvacondotti che il “sistema”, a Camere in seduta congiunta e a “reti televisive” unificate, ha deciso di concedere “per servizi resi”, come nel caso Andreotti -, bensì dei loro “discendenti” che al “trono” aspirano. Secondo costoro, sedicenti “sinistri”, interverrà Némesis, dea greca delle giustizia distributrice. Riassorbire il malcontento, il disagio sociale, le ostilità verso il “potere” usando illusionisticamente tecniche neokeynesiane di regolazione politica del “ciclo” – apparentemente fuori controllo, in permanente deregulation – risultano in questo momento, agli occhi degli “oppositori alleati”, azioni di grande efficacia. Gli “oppositori alleati” tra loro, del resto, si intendono: eminenze grigie “democratiche” ogni dì ribadiscono l’idea d'una “collaborazione – senza impressionarsi – con Fini e anche con Casini, poiché sono molte le idee comuni tra me (è D’Alema a parlare !) e il Presidente della Camera, a partire dall’immigrazione. Da anni (è sempre D’Alema a chiarire come stanno le cose !) il dialogo tra noi è approfondito perché basato sui contenuti”; riferendosi a Vendola, conclude: “le primarie sono diventate una resa dei conti tra partiti … non c’è bisogno di slanci eccessivi” (rif. intervista a “la Repubblica” del 24.11, a cura di Laura Pertici). In fondo, anche "noi" (sostengono sempre nel PD),"abbiamo una Banca” (Fassino, intercettato in conversazione telefonica con Consorte).
Il movimento antagonista, antisistema, è gattopardescamente giocato, da tal genìa di “buoni malfattori”, interamente entro il “dinamismo” dell'iniziativa capitalistica che sta cambiando la sua guida politica ricostruendo equilibri di forza continuamente, continuamente “recuperando” gli impatti di “rottura” sistemica. Rumors annunciano che la diffusione sociale della precarietà si contrasta con il “reddito di cittadinanza”, che alla disoccupazione si risponde con “flessibilità e formazione”, che la crisi del Welfare si risolve con la lotta antiburocratica, che l'integrazione dei migranti va “regolata” … ben guardandosi dal mettere in discussione la “razionalità capitalistica”, le profittevoli logiche imprenditoriali, i santuari del denaro, officiando il rito del “politicamente corretto”. Al contrario, la radicalità dell'intenzione rivoluzionaria e della funzione riorganizzativa del movimento antagonista antisistema non passa da un “nuovo” Governo o da elezioni politiche anticipate; è oggettivamente determinata dalla ristrutturazione mercantile della “vita” di miliardi di esseri umani e della conseguente immodificata stratificazione sociale e ritrova e rinnova soggettivamente la sua genesi nell'identificazione di un nemico da abbattere internazionalmente: il capitale [http://cprca2010.ning.com/].
Dicembre 2010, Giovanni Dursi
martedì 16 novembre 2010
“Avatar” di partito e dittatura del proletariato


Giovanni Dursi, Novembre 2010"Quest'ultimo boccone di vita è stato per me finora il più duro da masticare ed è pur sempre possibile che io ne rimanga soffocato [ . . . . . ] Se non riesco ad inventare l'espediente alchimistco di trasformare anche questo fango in oro, sono perduto" - Lettera di Nietzsche a Overbeck, relativa alla rottura con Lou Salomè e con Paul Rèe
sabato 6 novembre 2010
Sapere, potere e semiosfera

lunedì 1 novembre 2010
Facebook e "soluzione cilena" alle contraddizioni sociali

"La polizia ci spia su Facebook" di Giorgio Florian - "Un patto segreto con il social network. Che consente alle forze dell'ordine di entrare arbitrariamente e senza mandato della magistratura in tutti i profili degli utenti italiani. Lo hanno appena firmato in California (28 ottobre 2010). Negli Stati Uniti, tra mille polemiche, è allo studio un disegno di legge che, se sarà approvato dal Congresso, permetterà alle agenzie investigative federali di irrompere senza mandato nelle piattaforme tecnologiche tipo Facebook e acquisire tutti i loro dati riservati. In Italia, senza clamore, lo hanno già fatto. I dirigenti della Polizia postale due settimane fa si sono recati a Palo Alto, in California, e hanno strappato, primi in Europa, un patto di collaborazione che prevede la possibilità di attivare una serie infinita di controlli sulle pagine del social network senza dover presentare una richiesta della magistratura e attendere i tempi necessari per una rogatoria internazionale. Questo perché, spiegano alla Polizia Postale, la tempestività di intervento è fondamentale per reprimere certi reati che proprio per la velocità di diffusione su Internet evolvono in tempo rea le. Una corsia preferenziale, insomma, che potranno percorrere i detective digitali italiani impegnati soprattutto nella lotta alla pedopornografia, al phishing e alle truffe telematiche, ma anche per evitare inconvenienti ai personaggi pubblici i cui profili vengono creati a loro insaputa. Intenti forse condivisibili, ma che di fatto consegnano alle forze dell'ordine il passepartout per aprire le porte delle nostre case virtuali senza che sia necessaria l'autorizzazione di un pubblico ministero. In concreto, i 400 agenti della Direzione investigativa della Polizia postale e delle comunicazioni potranno sbirciare e registrare i quasi 17 milioni di profili italiani di Facebook. Ma siamo certi che tutto ciò avverrà nel rispetto della nostra privacy? In realtà, ormai da un paio d'anni, gli sceriffi italiani cavalcano sulle praterie di bit. Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e persino i vigili urbani scandagliano le comunità di Internet per ricavare informazioni sensibili, ricostruire la loro rete di relazioni, confermare o smentire alibi e incriminare gli autori di reati. Sempre più persone conducono in Rete una vita parallela e questo spiega perché alle indagini tradizionali da tempo si affianchino pedinamenti virtuali. Con la differenza che proprio per l'enorme potenzialità del Web e per la facilità con cui si viola riservatezza altrui è molto facile finire nel mirino dei cybercop: non è necessario macchiarsi di reati ma basta aver concesso l'amicizia a qualcuno che graviti in ambienti "interessanti" per le forze dell'ordine. A Milano, per esempio, una sezione della Polizia locale voluta dal vicesindaco Riccardo De Corato sguinzaglia i suoi "ghisa" nei gruppi di twriter, allo scopo di infiltrarsi nelle loro community e individuare le firme dei graffiti metropolitani per risalire agli autori e denunciarli per imbrattamento. Le bande di adolescenti cinesi che, tra Lombardia e Piemonte, terrorizzano i connazionali con le estorsioni, sono continuamente monitorate dagli interpreti della polizia che si insinuano in Qq, la più diffusa chat della comunità. Anche le gang sudamericane, protagoniste in passato di regolamenti di conti a Genova e Milano, vengono sorvegliate dalle forze dell'ordine. E le lavagne degli uffici delle Squadre mobili sono ricoperte di foto scaricate da Facebook, dove i capi delle pandillas che si fanno chiamare Latin King, Forever o Ms18 sono stati taggati insieme ad altri ragazzi sudamericani, permettendo così agli agenti di conoscere il loro orga nigramma. Veri esperti nel monitoraggio del Web sono ormai gli investigatori delle Digos, che hanno smesso di farsi crescere la barba per gironzolare intorno ai centri sociali o di rasarsi i capelli per frequentare le curve degli stadi. Molto più semplice penetrare nei gruppi considerati a rischio con un clic del mouse. Quanto ai Carabinieri, ogni reparto operativo autorizza i propri militari, dal grado di maresciallo in su, ad accedere a qualunque sito Internet per indagini sotto copertura, soprattutto nel mondo dello spaccio tra giovanissimi che utilizzano le chat per fissare gli scambi di droga o ordinare le dosi da ricevere negli istituti scolastici. Mentre, per prevenire eventuali problemi durante i rave, alle compagnie dei Carabinieri di provincia è stato chiesto di iscriversi al sito di social networking Netlog, dove gli appassionati di musica tecno si danno appuntamento per i raduni convocando fans da tutta Europa. A caccia di raver ci sono anche i v enti compartimenti della Polizia postale e delle comunicazioni, localizzati in tutti i capoluoghi di regione e 76 sezioni dislocate in provincia."