mercoledì 8 giugno 2011

Quello che conta

Quello che conta - di Francesco Marchianò
Il successo della sinistra nelle recenti elezioni amministrative è stato accompagnato, come spesso accade, da numerosi commenti di politici, giornalisti e osservatori. Uno dei refrain più gettonati è stato che la sinistra ha vinto grazie alle primarie e ai leader. Ma è stato davvero così? Dire che sono le primarie a far vincere un sindaco, un presidente di regione o, addirittura, un un presidente del consiglio è di per sé un’affermazione indimostrabile. In diversi Paesi si stanno diffondendo, o sono utilizzate da anni, le primarie e, com’è ovvio che sia, il candidato da essi selezionato può vincere o perdere. Per esempio, lo sfidante di Obama, McCain ha vinto le primarie del Partito Repubblicano, eppure è stato sconfitto. In Europa, sia Walter Veltroni che Ségoléne Royal hanno vinto le primarie, eppure sono stati sconfitti. Pertanto non c’è un nesso che lega le selezione per mezzo delle primarie con la vittoria, anzi, come nel caso delle amministrative di Napoli, esse possono essere la causa di una prematura e mortificante sconfitta. L’elogio delle primarie è accompagnato da un corollario, anch’esso discutibile, quello dell’effetto leader. La vittoria nelle amministrative da molti è stata spiegata con l’apporto del leader. Anche qui però non tutto è lineare. Se nelle recenti amministrative vi è stato effetto leader, questo è avvenuto prevalentemente nella città di Napoli, dove il voto per De Magistris al primo turno ha di gran lunga superato, quasi doppiandolo, quello delle liste che lo appoggiavano. Nel secondo turno vi è stato, sì, un vero e proprio plebiscito, ma senza l’apporto dell’altra coalizione di sinistra e del Terzo polo, questo risultato non si sarebbe raggiunto. Al primo turno, infatti, De Magistris, aveva raccolto 128.303 voti; l’altro sfidante di centrosinistra Morcone, 89.280, e il candidato del Terzo Polo Pasquino, 45.449. Sommando questi tre candidati si arriva a 263.032 voti, ossia qualche centinaio in meno dei 264.730 che De Magitris ha conquistato al ballottaggio. Senza i voti della coalizione sarebbe dura anche per Masaniello. Se, invece, guardiamo al Nord, più che effetto leader, dovremmo parlare di effetto partito. A Torino e Milano, infatti, ciò che ha contribuito alla vittoria è stato l’esito del Partito Democratico che ha conquistato ovunque dei risultati ben più grandi delle previsioni. Si pensi che i sondaggi davano il Pd a Torino al 28%, e invece ha raccolto il 34,5%, e a Milano tra il 21% e il 23%, e invece ha conquistato il 28,6%. I due candidati sindaci, che comunque hanno avuto i loro meriti, hanno raccolto certamente dei voti in più delle liste che li appoggiavano (com’è naturale che sia in elezioni dirette) ma non in maniera rilevante. Pisapia e Fassino presentano entrambi indici di personalizzazione positivi ma contenuti, anzi, stando ai dati, Piero Fassino ha un effetto leader (indice di personalizzazione: 0,128) maggiore di quello di Pisapia (indice di personalizzazione: 0,122). Un vittoria è sempre il frutto di più fattori, ma, in questo caso, il successo del Pd non può passare inosservato, anche perché è la prima volta, da quando è nato, che riesce a vincere. I leader hanno il loro peso e la loro influenza, ma da soli non bastano. Per questo occorre guardare con più realismo all’apporto sostanziale che partiti e coalizioni riescono a dare. Francesco Marchianò - 8 Giugno 2011

http://www.centroriformastato.org/crs2/spip.php?article249

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