venerdì 10 settembre 2010

AVAMPOSTO “SEVEL” (Gruppo FIAT) E OPERAI RESISTENTI: ALLA RICERCA DI FORME LIBERATORIE DI LOTTA POLITICA

Alcuni sostengono che “non cambia nulla”. Il riferimento è al contratto valido siglato il 15 Ottobre 2009 con l'aumento salariale medio di 112€ e la scadenza triennale dell'accordo. Altri – a ragione – sostengono che “cambia tutto”: la disdetta contrattuale imposta dalla FIAT all'imprenditoria industriale (FederMeccanica) è un ricatto che porterà ad una battaglia sociale dai contenuti non chiaramente delineabili. I due aspetti delle reazioni alla disdetta del contatto nazionale di lavoro sono figlie dello strappo di PomIgliano d'Arco sull'accordo raggiunto tra la FIAT guidata da Sergio Marchionne da una parte, e Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic e Ugl dall'altra, sindacati collaborazionisti che hanno la responsabilità di aver procurato una rottura profonda tra i lavoratori costretti a scegliere tra lo sfruttamento intensivo, precarietà sistemica nei rapporti di lavoro interni alla fabbriche, lesione dei diritti costituzionalmente sanciti e la conservazione – nella subalternità assoluta del volere padronale – d'un salario legato alle convulsioni del mercato e quindi non garantito. Fuori dall'attuale “logica” FIAT, sono Fiom-CGIL, Failms-Cisal, CoBas ed altre sigle sindacali. Allora, clima di veleni dentro e fuori le fabbriche, annunci dei ritorni dei sabato “straordinari”, nuovo avvio di mobilità per migliaia di dipendenti con procedure di prepensionamento, aumenti di carichi di lavoro, ritorno massiccio al “lavoro interinale” dopo aver fatto a meno degli stessi migliaia di lavoratori ora in procinto di essere “riutilizzati” (esemplare, per questa sperimentazione del “modello gestionale” ideato da Marchionne, è lo stabilimento abruzzese SEVEL in Val di Sangro che produce, grazie a 5000 operai, il furgone “Ducato” con ordinativi, da Europa ed Asia, e volumi produttivi in rialzo). Tutto ciò in una congiuntura economica che vede il PIL crescere un po', mentre diminuisce ancora l'occupazione. In alcune aziende (appunto, alla SEVEL) del Gruppo FIAT, inoltre, l'agibilità minima sindacale (assemblee interne) è minata a tal punto che non possono partecipare gli operai della Fiat di Melfi licenziati, ma reintegrati.La gravità della situazione è tale che l'oltranzismo a difesa dei diritti dei lavoratori (il conflitto esteso socialmente) è l'unica strada per non arrivare al paradosso di far rimanere fuori dai cancelli delle fabbriche le stesse “ragioni operaie”. L'impresa si è posizionata al centro delle relazioni sociali, impone stili di vita e gerarchie, colonizza l'immaginario di massa e, contestualmente, una dialettica Stato/Impresa nega in modo animalesco ogni forma di vita civile, rende gregaria e indifesa la soggettività proletaria. La “fame” di lavoro, reddito, tutele e Welfare è l'altra faccia dello scempio capitalista e della desertificazione sociale che l'unilaterale “obiettivo-profitto” sta procurando. Le Istituzioni sono occupate da sodali di ConfIndustria, mandante del massacro sociale, in altre faccende occupati (fondi FAS distolti dalle proprie finalità), di fronte ad una sempre più estesa crisi sociale con redditi tagliati del 30%. Forse non è più solo tempo di scioperare.Va organizzata politicamente la resistenza operaia protesa alla riconquista d'una cittadinanza attiva, liberatoria quantomeno del giogo confindustriale. [http://cprca2010.ning.com/profiles/blogs/lt-unaltra-opposizione-e]

martedì 7 settembre 2010

Il dire e il fare

Nulla è vero nel “sapere costruito sulla realtà”, tutto è verosimile. Quando nell'attività d'analisi – onesta e attenta – dello stato presente di cose si curva il “sapere costruito sulla realtà” verso un'esposizione sistematica rappresentativa delle contraddittorie forme dell'organizzazione sociale, si generano sistemi interrelati di categorie “filosofiche” (a volte, attendibili), con evidenti connessioni teorico-politiche interne, che finiscono per agire come ipostasi di problematiche dalle quali pur originano. Evitare l'ipostatizzazione delle “coscienze” individuali ed – estensivamente – della “coscienza sociale” è un arduo compito del “pensiero” e del “linguaggio” liberi. Per evitare che si arrivi a contemplare come compatibile anche la figura del capitalista filantropo … Esaminati alla luce dell'attività pratica e conoscitiva (scientifica) degli uomini, alla luce delle acquisizioni delle scienze naturali e sociali contemporanee, le problematiche connesse alla “contraddizione” strutturale del sistema capitalistico, non possono essere affrontate con la retorica tipica delle “narrazioni” etiche (pre-politiche) o antropologiche, a partire, come spesso capita, da “reperti” giornalistici (ad esempio, un'ulteriore intervista di un Ministro della Repubblica). Lo stile di chi ragione di “cose pubbliche” dovrebbe essere caratterizzato da attitudini, atteggiamenti d'indagine che superino la denuncia polemica dei misfatti del potere, secolarmente contrastato dalle masse polari più efficacemente che non da infuocati pamphlet, e tengano conto delle tappe storiche del tentativo d'assalto al cielo (edificare una nuova socialità svincolata dalle leggi del profitto) delle moltitudini diseredate, compresa la “tappa” leninista del 1917/1924 che – troppo frettolosamente ed ideologicamente trattate da certa nouvelle philosophie che ha dato il “meglio di sé” negli anni '70/'80 – sembra esulare dall'odierno dibattito sulla “crisi” e, soprattutto, dalle pratiche antagoniste oggettivamente intraprese per contrastarne il devastante incedere. Facciamo tutti un sforzo di sottoporre a critica le odierne concezioni e pratiche “rivoluzionarie” (se è questo l'orizzonte e non si vuole assistere – comodamente assisi di fronte al monitor del computer - ad una “volontà” che in modo prometeico fornisce un'alta retorica testimonianza di quanto marcio sia questo “mondo”), aggregandoci (come umilmente propongo da tempo ed ho esemplificato in una proposta di cui al link: http://cprca2010.ning.com/profiles/blogs/lt-unaltra-opposizione-e?xg_source=activity) intorno a problemi fondamentali della vita sociale creando una fenomenologia unificante delle lotte di resistenza e dirompente dell'assetto attuale del potere, capillarmente posizionato anche nell'azione pervasiva ed anestetizzante dei media (tutti), per riaffermare con forza la “cittadinanza attiva”.Le esposizioni laconiche e chiare di quanto accade nel mondo o più da presso sono utili (le “reti”, in generale, vanno “usate” per questo: informare, conoscere, mobilitare), ma non con le “relazioni proprie di universi sintetici”, comprese quelle più discutibili che possono occasionarsi nelle “cloache virtuali”, sarà mai possibile affrontare la “complessità globale” che necessita di corpi e menti effettuali, operanti – in forma “nomade” e “stanziale”, ad un tempo - con i piedi ben piantati in terra. Concludo con una “rischiosa” citazione, spero stimolante: «Marx riassume tutto questo dicendo che l'essenza soggettiva astratta viene scoperta dal capitalismo solo per essere di nuovo incatenata, alienata, non più, è vero, in un elemento esterno ed indipendente, come oggettività, bensì nell'elemento soggettivo stesso della proprietà privata: “Un tempo, l'uomo era esteriore a se stesso, il suo stato era quello dell'alienazione reale; ora questo stato si è mutato in atto di alienazione, di spossessamento”. In effetti, è la forma della proprietà privata a condizionare la congiunzione dei flussi decodificati, cioè la loro assiomatizzazione in un sistema in cui il flusso dei mezzi di produzione, in quanto proprietà dei capitalisti, si riconduce al flusso di lavoro detto libero, come “proprietà” dei lavoratori (cosicché le restrizioni statali in materia o il contenuto della proprietà privata non colpiscono assolutamente tale forma. È ancora la forma della proprietà privata a costituire il centro delle riterritorializzazioni fattizie del capitalismo. Essa produce le immagini che riempiono il campo d'immanenza del capitalismo, . . .». Gli autori sono Gilles Deleuze e Félix Guattari; l'opera è “L'anti-Edipo – Capitalismo e schizofrenia”, Cap. IV, 3 Psicanalisi e capitalismo, pag. 345, Biblioteca Einaudi, 1975.
Giovanni Dursi
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lunedì 6 settembre 2010

Sdegno, per una "marcia su Teheran" che non si farà

Sakineh, la donna iraniana condannata a morte per lapidazione in Iran, sta per morire e, nel mondo occidentale, si discute. Anzi peggio, si procede alle deportazioni ed a pogrom da parte di Stati UE. Non è sopportabile. Qualcosa va fatto, magari una “marcia su Teheran”, perché no. Subito. Credo che le alte elaborazioni teoriche sulla “differenza di genere” debbano cedere il posto ad azioni concrete, immediate, contro i veri nemici del “genere umano”: l'oscurantismo religioso, la sopraffazione dei “costumi differenti” e delle “forme di vita”, il maschilismo di Stato. Basta retorica, solo retorica. Mi riferisco al mondo femminile/femminista che trova in “Diotima” (semplice esempio) – comunità filosofica femminile, accademicamente accreditata, che si propone “un modo di essere e uno stile di movimento che ci permette di allargare la rete di relazioni tra donne lì dove il nostro desiderio ci porta ad essere. E' un movimento che costituisce realtà" – un avamposto del pensiero che dovrebbe tradursi in proposizioni di migliori condizioni esistenziali intergenere aggredendo stereotipi e tradizioni medioevali, sapendo discriminare il grano dal loglio. Non odo le voci di queste donne, non vedo i loro corpi agire per Sakineh. Mi duole, ovviamente, dirlo. Come mi irrita assai sentire dall'emittente pubblica Radio RAI (nella trasmissione “Zapping” che si propone come porta d'accesso libero ai pareri dei cittadini, curata viceversa da un Aldo Forbice in modo censorio rispetto ai radioascoltatori, spesso interrotti e ridicolizzati, per dare spazio a presunti esperti, consulenti ed intellettuali che propinano idee, a volte, orripilanti) disquisire sulle eventuali responsabilità penali di Sakineh, per la presunta partecipazione all'omicidio del marito, che – secondo il "fine pensatore" Marcello Veneziani – sarebbero dirimenti rispetto al comminare o meno la lapidazione (la registrazione della trasmissione di qualche sera fa, spero non venga manipolata). Vergogna !Se ha ucciso, può essere lasciata al suo destino: questo il pensiero di Marcello Veneziani. Vergogna ! La stessa trasmissione dell'emittenza pubblica, pur ritenendo di dover portare avanti una campagna d'opinione per i diritti umani a Cuba, non ritiene di fare altrettanto per identiche tutele a Teheran o altrove nel mondo globale contaminato dall'orrore. Molla il microfono, Forbice !!! Infine, mi ribello al filisteismo di chi chiede “clemenza” (Frattini) o dell'ipocrita autoassoluzione della Chiesa cattolica: "Quando la Santa Sede é richiesta in modo appropriato perché intervenga su questioni umanitarie presso autorità di altri Paesi, come è avvenuto molte volte in passato, essa usa farlo non in forma pubblica, ma attraverso i propri canali diplomatici". Lo afferma il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla vicenda di Sakineh. In mattinata il figlio Sajjad si era appellato al papa e al governo italiano per salvare la vita della madre. La Santa Sede - ha ribadito padre Lombardi - segue la vicenda con attenzione e partecipazione. La posizione della Chiesa, contraria alla pena di morte, è nota - ha aggiunto - e la lapidazione è una sua forma particolarmente brutale" !!! Nel frattempo, il figlio di Sakineh ha diffuso una lettera aperta datata il 3 settembre e che si riferisce a un articolo pubblicato dal London Times il 20 agosto scorso, in cui appare un foto di una donna senza velo, e attribuita a Sakineh. "Grazie a quanto siamo riusciti a sapere - scrive Sajjad - da alcune donne rilasciate la scorsa notte dal carcere femminile, la pubblicazione di questa foto ha dato alle autorità del carcere una scusa per accanirsi nuovamente contro mia madre". Il figlio della donna aggiunge che Sakineh "é stata convocata dal giudice che si occupa della cattiva condotta in carcere ed è stata condannata a 99 frustate sulla base della falsa accusa di diffondere la corruzione e l'indecenza, in base a quella foto di una donna senza velo che si presume erroneamente che sia lei". "Per ragioni sconosciute, il London Times ha pubblicato, invece della foto di mia madre, quella di un'altra donna che non indossa il velo - continua Sajjad - ma noi non sappiamo come il Times sia venuto in possesso di questa foto". Sajjad precisa poi di essere venuto a sapere che la foto sarebbe stata fornita al giornale dall'ex avvocato di sua madre, Mohammad Mostafei, fuggito in Norvegia nei giorni scorsi. Secondo quanto riferisce il sito 'The International Committee Against Executions', la foto ritrarrebbe una attivista politica che vive in Svezia. Successivamente il Times ha pubblicato una smentita chiedendo scusa ai suoi lettori, scrivendo che "l'ex avvocato Mostafei avrebbe dichiarato di avere ricevuto quella foto proprio dal figlio". Sakineh è stata condannata a morte per lapidazione, con l'accusa di adulterio e concorso in omicidio del marito e nel 2006 aveva già subito la pena di 99 frustate.

giovedì 26 agosto 2010

Governo, impresa, conflitto capitale-lavoro e "autonomia politica"

Il combinato disposto Impresa/Governo, messo in pratica dall'ad FIAT Marchionne e dal ministro del Tesoro Tremonti, sta producendo i suoi devastanti effetti nel permanente conflitto capitale-lavoro. Federmeccanica, si prepara a derogare dal Contratto Nazionale dei metalmeccanici, inserendo norme ad hoc per il settore automobilistico sulla scia dell'accordo separato di Pomigliano. Martedì 7 settembre il Comitato direttivo di Federmeccanica formalizzerà le sue intenzioni, rinviando il tavolo con i Sindacati di categoria. L'obiettivo è quello di definire una normativa specifica per il settore auto con deroghe al C. N. dei metalmeccanici. La presidente di ConfIndustria, Marcegaglia, forte dello scontato aiuto da parte del “Governo amico” che procede nell'introdurre anomalie normative nell'ambito delle leggi che regolamentano le “relazioni industriali”, spiega come “è possibile fare deroghe al Contratto Nazionale, introducendo un contratto ad hoc per l'auto”. Immediatamente d'accordo si dichiara la Fim-Cisl con il Segretario Giuseppe Farina che spinge per “una specializzazione settoriale” ammettendo la generalizzazione in atto dell'accordo tipo generato per Pomigliano in tutti gli stabilimenti FIAT, a partire dalla triplicazione delle ore di straordinario comandato: da 40 a 120 all'anno. Tremonti, nel frattempo, si mostra in perfetta sintonia con il padronato, sordo al richiamo del Presidente Napolitano e mentre volta la faccia dall'altra parte quando i tre operai di Melfi, legittimamente reintegrati al lavoro da un'ordinanza cautelare del Giudice competente, illegalmente la FIAT non riammette alla catena di montaggio. Il Ministro sostiene la proposta di collegare gli stipendi agli utili delle imprese anche non rispettando i “diritti acquisiti” perché “una certa qualità di diritti e regole non possiamo più permetterceli”, oltre a riproporre la scelta nucleare a causa dell'impatto negativo sul PIL dell'import d'energia. Dal canto suo, Marchionne dichiara apertamente che in Italia le fabbriche sono meno produttive che in alti paesi, ammettendo implicitamente che i minor margini di profitto nel Paese sono determinati dallo sfruttamento intensivo della manodopera che la FIAT realizza in altre nazioni laddove nelle sue fabbriche sono inesistenti tutele sindacali e redditi socialmente sostenibili, evocando delocalizzazioni ulteriori nello scenario – addirittura – d'una auspicata abrogazione del conflitto capitale-lavoro nell'attuale epoca. Considerato che anche il P.D. (Damiano) considera “possibile l'individuazione di specifiche normative per i diversi settori industriali, per quanto riguarda il regime dei turni, la prestazione straordinaria e l'organizzazione del lavoro”, la classe operaio, il mondo del lavoro dipendente e del non-lavoro non hanno altra strada che l'autonomia politico-organizzativa che possa effettivamente contrastare questo gioco al massacro nell'indifferenza sostanziale anche di chi si dichiara dalla parte dei lavoratori, attardandosi però a leccare il culo al maggior partito d'opposizione parlamentare. Il conflitto reale nella società di adesso è tra chi è capace e consapevole di governare queste lotte e chi invece subisce i ricatti della subalternità. C'è chi continua a “dialogare” con il P. D. attardandosi in diatribe e polemiche perfino personali, quindi fuorvianti; c'è chi, apprendista stregone che si esercita con il pallottoliere, verifica ipotesi alchemiche mescolando risicate percentuali elettorali e residuali spezzoni di partito, peraltro appesantiti da sindrome del leader. Incapaci di percepire “altro”, procedono immemori di quanto già “No logo” di Naomi Klein ci ha fatto meglio comprendere … Da Seattle all'esperienza di Bologna Città Libera e del neocivismo, dall'egemonica estensione planetaria del liberismo selvaggio negli anni '80 alla “marea nera” obamiana, la “politica” espressa dal sistema dei partiti nelle sue forme novecentesche endogene alle compatibilità capitalistiche, ha fallito nei tentativi d'emancipazione e rivendicazione economico-normativa (“sinistra”) ed ha aggiornato la ferocia del dominio (“destra”) nel perseguire quote di profitto ad ogni costo (umano, ambientale, culturale). Mentre il ceto politico dirigente nazionale P. D. ed i suoi cloni locali trattano, dopo tanta umiliante anticamera, con le forze governative (da ultimo, D'Alema che “chiede” a Letta) e pensano di affidarsi al turpiloquio televisivo per “riconquistare” attenzione popolare, si assiste alla deroga – nel permanente stato di incoerenza, l'efettivo “brand democratico”, nel quale si dibattono il P. D. e gli “estimatori” esterni al partito - da ogni elementare prassi d'opposizione parlamentare, continuando a frenare, boicottare, imbrigliare le lotte sociali per il salario, occupazione e diritti. C'è chi pensa, dentro e fuori l'area “democratica” ormai parte integrante della “Gomorra istituzionale”, che è sufficiente “farsi vedere” o dichiarare “solidarietà” con i soggetti che si oppongono all'incedere della crisi per “aver cambiato pelle”. Insomma, l'indole moderata d'ogni prassi partitica funziona solo dove le sirene d'Ulisse hanno la meglio sugli sprovveduti di turno che, semplicemente, danno credito agli “infiltrati” P. D. nei movimenti. Sono maturi i tempi – per gli intellettualmente onesti – dell'abbandono al suo destino della “politica” per intraprendere/riprendere il percorso della trasformazione sociale, assumendone le responsabilità che derivano dalla conoscenza della contraddittoria realtà sociale e che hanno come meta una processualità antisistema. Tali responsabilità impegnano tutte e tutti nello strutturare l'antagonismo – in tutte le sue manifestazioni – permettendo all'individuo ed alle comunità territorialmente dislocate d'accumulare conoscenze sulla loro realtà per trasformarla in funzione dei propri bisogni. Interpretare correttamente il proprio mondo sociale – liberandosi d'ogni appartenenza politica e/o sindacale -, immagazzinare informazioni condividendole e tradurle in azioni di resistenza ed assalto: questo lo scenario dell'autorganizzazione dei propri comportamenti ed il possibile adattamento al nuovo vissuto autodeterminato dei propri schemi mentali. L'assunto ad impossibilia nemo tenetur (“alle cose impossibili, nessuno è tenuto”), va ribaltato semanticamente: alle cose possibili, siamo tutti chiamati.
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domenica 15 agosto 2010

Fuori dal Parlamento. Visibilia e melma

È ormai certo che la situazione sociale è l’alveo più produttivo per la nascita, l'estensione ed il consolidamento di strutture territoriali di resistenza popolare all'incedere della “crisi” (prevalentemente reddituale, occupazionale e del Welfare), le cui devastanti caratteristiche nuove (irreversibilità del “comando” capitalista, annunciato dal “caso Pomigliano) si sommano alle tradizionali (subalternità dei lavoratori vincolati alla mediazione sindacale collaborazionista ed al “voto” di scambio) creando un blackout della sostenibilità sociale. In concomitanza di momenti altamente critici sul piano economico, quando le tensioni sociali sono più dirompenti, o quando la difficoltà individuale e/o collettiva di risolvere il disagio è acuta, le obsolete organizzazioni politiche della “sinistra” manifestano intrinseche fragilità – palesemente, sul piano storico-strategico – e cercano di ricomparire sul proscenio della politica nazionale con mere “formulette” ricompositive solo del personale politico, spacciando per opposizione la retorica litania dell'antiberlusconismo, del resto mai veramente praticato avendone avuta opportunità. È quanto sta accadendo in Italia in questo periodo, con la repressione – ordinata da ConfIndustria al Governo - e le forze dell’ordine che contrastano continuamente il tentativo di ripristinare l’organizzazione comunista delle lotte operaie e, più in generale, dell'antagonismo sociale. È evidente che ogni sirena della “sinistra” (Vendola) agisce tipicamente sulla spinta di un disorientamento politico-programmatico di fronte all'autodeterminazione – mediante le lotte - dell'autentica opposizione sociale. L'autonomia espressa dal conflitto sociale segnala come urgente ed indifferibile l'impegno per una nuova istituzionalità popolare e la decisa fuoriuscita da ogni “luogo della rappresentanza e composizione” degli interessi propri della “democrazia reale borghese” (vuoi i Consigli comunali, vuoi il Parlamento). La “sinistra” (latu sensu) ha perduto non solo una leadership capace (chi pensa di risolvere la questione con “facce nuove” o le “mani pulite” è un utile idiota o un prezzolato mentitore), ma la possibilità di interpretare le stesse condizioni materiali di vita e di lavoro delle masse popolari e di dar loro univoco sbocco rivendicativo ed obiettivi politici credibili, poiché ripetitiva di logori rituali che espropriano il popolo della legittima attività creativa – in quanto essenzialmente basata sulla diretta partecipazione - per attuare integralmente un'“attiva cittadinanza” e fondare nuove istituzioni.
Ecco perché la violenza politica e l'eversione, di questo si tratta, diventa la risposta dello Stato all'insubordinazione sociale in fase di organizzazione militante. Il deficit è dunque della proposta politico-organizzativa della “sinistra”, un deficit di direzione politica delle lotte dalle rischiose conseguenze. Inoltre, non bisogna scindere la riorganizzazione dell'antagonismo sociale e la costruzione di nuove istituzionalità popolari dal contesto internazionale e specificamente da quello Europeo e dal sistema delle relazioni internazionali, sullo sfondo d'una crisi economica che costituisce il fattore più importante di riaggregazione rivoluzionaria, una crisi-presupposto della crescita dei movimenti sociali autonomi di contrasto alla “politica borghese” in tutte le sue varianti di “destra” e di “sinistra”. Ascoltato il “ricorso alle piazze” delle camicie verdi leghiste e dei cappucci neri delle P2 e 3 al Governo per semplici interessi di permanenza al potere e di tutela di interessi propri (personali, di clan, di gruppi aziendali, di fazioni della borghesia finanziaria), piuttosto che di un interesse generale da servire, la “sinistra” trascura il “totale accentramento di potere”, le “gravi carenze e irregolarità, sotto il profilo del riciclaggio” e i non meno gravi “conflitti di interesse” negli affidamenti, reati perpetuati dalla “cricca affaristico-mafiosa” insediata al Governo del Paese, per esercitarsi nella grande ammucchiata che vede già i "democratici" affabilmente colloquiare, localmente quanto nazionalmente, con ex M.S.I., secondo le elementari proprietà commutativa, associativa e dissociativa dell'addizione: cambiando l'ordine degli addendi la somma non cambia; la somma di tre o più addendi non cambia se al posto di alcuni di essi si sostituisce la loro somma ; la somma di due o più addendi non cambia se a uno o più di essi se ne sostituiscono altri la cui somma è uguale all'addendo sostituito. Melma.

lunedì 12 luglio 2010

"QUIETE E POI TEMPESTA, SOTTO I CIELI DEL MONDO"

Si invita a partecipare all'Assemblea pubblica "QUIETE E POI TEMPESTA, SOTTO I CIELI DEL MONDO - UN'ALTRA OPPOSIZIONE È POSSIBILE. CRISI, DIRITTI DI CITTADINANZA, LIBERTÀ NELLE METROPOLI DEL CAPITALE " per ricordare Oscar Marchisio.Poco più di un anno fa, Oscar Marchisio se ne andava per sempre. In viaggio lo è sempre stato, quasi per abituarci alla sua assenza e ad imparare a far da soli. Ora sono cambiate le capacità / volontà permanenti del suo ricordo da parte di ciascuno di noi, orgogliosi di averlo conosciuto, frequentato, "usato" intellettualmente e politicamente, capacità / volontà collettive di conservare e far fruttificare i frammenti del suo agire come lasciti individuali da ricomporre.
Ricordarlo, dunque, come se dovesse tornare a donarci ancora i "prodotti" della sua mente, gli stimoli "a fare" del suo prezioso operare teorico-politico e culturale.
Dal punto di vista politico-programmatico - refrattario alla deriva "commerciale" del sistema dei partiti, sempre più assortito - Oscar Marchisio, anche in occasione delle elezioni amministrative '09, ha guardato con sincero interesse ed "occhio critico" all'esperienza di Bologna Città Libera, constatando la reale "logica concorrenziale" sussistente tra il "mercato mainstream" e post-neo organizzativo delle "sinistre" contrapposto ad "etichette" più o meno "indipendenti" (ad esempio, la tendenza neocivica insita in B.C.L.) e di leadership eterno-emergenti.
In mezzo, una marea di "soggetti" che o muoiono dopo le prime "battaglie" pubbliche - avvezzi solo alla virtualità reticolare - o emigrano verso "mercati" che meglio remunerano (sottobosco del mondo sindacale, politico, culturale, mediale).
La "TEMPESTA, SOTTO I CIELI DEL MONDO" è - a contrario - una sincera espressione di rifiuto di tali melmosi andazzi,. E' una raccolta di energie (donne e uomini liberi che si incontrano nelle autentiche relazioni territoriali e sociali antagonisticamente orientate contro la "società del capitale" e si autodeterminano) che hanno il polso della "situazione" e manifestano la coraggiosa volontà di industriarsi nel costruire un'alternativa forma di vita popolare - umile e forte - dal respiro strategico ed efficace nel risultato, inaridendo definitivamente le visioni e le prassi dei mesterianti ed aspiranti stregoni.
Una "lingua" nuova, per dire ed affermate nuove forme di vita popolare.
Questo è lo snodo fondativo ed irreversibile d'una modalità originale di pensiero e di azione che salda l'opera di Oscar Marchisio all'iniziativa politico-programmatica che viene messa in cantiere, nella rilettura doverosamente critica (scienze) e nell'assunzione di responsabilità (coscienze) di un dispositivo collettivo - i costituendi Comitati popolari di resistenza per la cittadinanza attiva (CPRCA) - da vivere davvero sulla propria pelle, senza vie di fuga, nel fuoco di un cambiamento epocale la cui posta in giuoco è la libertà d'esistere.
Luglio 2010 Giovanni Dursi
30 o 31 Ottobre 2010 - Orario da definire
Luogo: Area metropolitana bolognese - Rete
Via: Ubicazione in corso di individuazione
Città: Area metropolitana bolognese - Ubicazione in corso di individuazione
Sito web o mappa:
http://www.bolognacittalibera.org/events/quiete-e-poi-tempesta-sotto-i
Telefono: 3393314808 (preferibile inviare un sms per primo contatto)
Tipo di evento: Sssemblea, pubblica
Organizzata da: Giovanni Dursi, costituendo Comitato popolare di resistenza per la cittadinanza attiva (CPRCA)

martedì 22 giugno 2010

Saldi di fine stagione politica

5133, gli operai ed impiegati dello stabilimento “”G. B. Vico” FIAT di Pomigliano d'Arco costretti a decidere tra l'autonomia di classe ed un salario di sopravvivenza percepito “aderendo” ad una contrattazione top-down che incrementa lo sfruttamento intensivo del lavoro. Un italiano, Silvio Berlusconi, attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, vuole espatriare, disimpegnandosi dalle responsabilità del Governo e godersi i soldi di cui dispone, non prima di mettere, con la “manovra finanziaria” di 25 mld di €, le mani in tasca ai cittadini, lavoratori dipendenti. Questi i saldi di fine stagione politica che, dall'antica inaugurazione della “democrazia progressiva” di Togliatti e Di Vittorio, conduce all'odierna “qualità totale” (talmente “totale” che lo stesso referendum SI / NO all'accordo separato tra FIAT e sindacati metalmeccanici CISL, UIL, UGL e FISMIC è eterodiretto da ConfIdustria) applicata da Marchionne, testa d'ariete di un aziendalismo libero dagli “impacci” rappresentati dalla Costituzione, dalla legge ordinaria e dai diritti esercitati. Il conflitto vincente dei lavoratori dell'INNSE ha recentemente fornito ulteriore dimostrazione di come la lotta può “pagare” e come la “cosa giusta” va fatta, anche quando non si ha certezza dei risultati. Nel caso del referendum sull'accordo aziendale, si rende d'ora in ora evidente la sua utilità nell'indurre i lavoratori della FIAT di Pomigliano, ob torto collo, ad approvare ciò che non merita di essere approvato, si rende d'ora in ora evidente la deresponsabilizzazione dei sindacati firmatari e la loro banalizzazione della situazione. Non è solo un problema etico, di dignità, di principi; è questione di natura “materiale”: il sindacato deve negoziare migliori salari, condizioni di lavoro praticabili per evitare e contrastare ogni sfruttamento e trattamenti economici iniqui, oltreché rivendicare norme di sicurezza sul posto di lavoro e formazione continua. Ebbene, quanto sta accadendo alla FIAT di Pomigliano ha attinenza con introiettate – da parte dei sindacati firmatari - logiche neotayloristiche della “sopravvivenza” che producono una svendita della manodopera al “massimo ribasso” negando la funzione di base stessa del sindacato. I sindacati firmatari dell'accordo separato, pertanto, si dispongono, così facendo, al nefasto collaborazionismo economico-politico (ricordiamo l'antecedente della “disdetta della scala mobile”) che annienta la visione emancipatoria poiché oggettivamente contraddittoria con il “profitto”, con l'organizzazione della produzione e con le correlate forme di vita sociale, agendo peraltro in sintonia con lo “Stato di polizia” che il Governo sta costruendo. In queste ore cruciali, torna in auge nella cronaca e nell'immaginario di massa quella nozione di salario che compare dapprima nei “Manoscritti del '44” nell'accezione di «prezzo del lavoro» (Manoscritti economico-filosofici del 1844, K. Marx, F. Engels, Opere, III, edizione italiana degli Editori Riuniti, 260). È un prestito dichiarato dell'economia politica: «Il consueto salario è, secondo Smith, quell'infimo che è compatibile con la “simple humanité”, cioè con un'esistenza animalesca» (ivi, 255). Il salario, come gli altri «fatti economici» analizzati nei Manoscritti , è il luogo in cui si manifesta una contraddizione, quella tra la valorizzazione del mondo delle cose e crescita della ricchezza sociale da una parte, e impoverimento del mondo degli uomini dall'altra. Queste le ragioni dell'opposizione all'accordo aziendale, queste le serie motivazioni, non le uniche, della “convergenza” sulle posizioni della FIOM e del sostegno, della partecipazione alla resistenza dei lavoratori di Pomigliano. Queste le condizioni reali favorevoli per una nuova stagione politica avviata con coscienza.
By Giovanni Dursi

Link: http://www.fiom.cgil.it/

lunedì 21 giugno 2010

DATI . . . PER VIVERE !!! By http://www.bolognacittalibera.org 20 Ottobre 2008

DATI . . PER AGIRE – Binomio TRAFFICO / INQUINAMENTO nelle Città
Fonte: http://www.cittalia.it
Il traffico è la vera emergenza delle città, il denominatore comune dei grandi centri urbani.La fine dell’estate coincide con il massiccio ritorno delle automobili alla corsa quotidiana e la circolazione ne è presto congestionata, i cittadini esasperati, l’inquinamento alle stelle e le amministrazioni comunali alle prese con restrizioni e tutte le possibili risposte all’annosa questione. Affrontare il problema della mobilità urbana nei grandi centri, significa tenere presente il consumo energetico e i suoi effetti sull’ambiente.
Sappiamo bene infatti, che le modalità del traffico incidono sui consumi, sul microclima urbano e più in generale sui cambiamenti climatici globali. Per individuare le possibili soluzioni è necessario considerare tra i molti aspetti quello prettamente scientifico riferito alle emissioni inquinanti prodotte dalle macchine termiche. Vi sono due tipi di inquinanti: le emissioni CO, NOx, HC, PM102,5 e quelle di CO2 (anidride carbonica), delle prime sono responsabili gli autoveicoli. Le norme europee stabiliscono i valori massimi delle emissioni, mentre la recente proposta di normativa relativa al CO2 suggerisce il limite di 130 g/km, valore raramente soddisfatto. Tali norme vengono aggiornate periodicamente in senso sempre più restrittivo (le Euro 5 sono ormai prossime). Le proposte nel settore automobilistico presentano modelli interessanti per la riduzione dei consumi ed è chiaro che nei prossimi anni si produrranno vetture a trazione ibrida a cui seguiranno quelle a trazione elettrica. La Commissione europea ha pubblicato un documento con il titolo “Joint Technology Iniziative on Hydrogen and Fuel Cells” ( EU-JTD) ed i costruttori europei hanno, a tale proposito, stanziato una cifra di 400 milioni di euro da oggi al 2012 per studiare le nuove possibili applicazioni tecnologiche.
Dal canto loro le amministrazioni comunali studiano possibili strategie per combattere l’inquinamento urbano:
• a Torino vi è un progetto di van sharing, cioè la condivisione di veicoli commerciali. Inoltre secondo i dati del sistema 5T, tecnologie telematiche trasporti traffico Torino, via internet ed sms informano i cittadini interessati a che ora passa un mezzo e se un parcheggio è libero;
• a Milano, in vista dell’Expo, si punta all’estensione dell’Ecopass per andare dagli attuali 75 chilometri ai 142 chilometri, nonchè al potenziamento del trasporto pubblico di superficie su 40 linee, con 1.300 corse in più, l’aumento dei parcheggi d’interscambio e delle piste ciclabili ( per andare dagli attuali 72 chilometri ai 147 previsti entro il 2011);
• a Bologna il piano del traffico si rivolge allo sviluppo e al potenziamento dei sistemi tecnologici Its, investimenti nel trasporto pubblico, promozioni ed incentivi per i carburanti meno inquinanti. Le attese sono rivolte anche all’aumento delle aree pedonali e ciclabili con l’obiettivo, per il 2011, di portare la mobilità delle biciclette al 10%;
• a Roma è stata invece introdotta l’eco-sosta, cioè il parcheggio gratuito per le auto elettriche o ibride, all’interno degli spazi altrimenti a pagamento, incentivi per l’acquisto di auto ecologiche, l’istallazione di 60 postazioni di ricarica elettrica presso i distributori di benzina, il potenziamento delle piste ciclabili con 40 chilometri in più in un articolato piano antismog.
È importante uscire da una “logica di emergenza” ed avere la giusta consapevolezza per operare scelte mature nei confronti del problema legato alla mobilità nelle città, al traffico, all’ambiente.

DATI . . . PER ECOLOGIA COMPORTA-MENTALE By http://www.bolognacittalibera.org 20 Ottobre 2008

DATI . . PER AGIRE – ECOSISTEMA URBANO 2009 - Fonte: http://www.cittalia.it
È stato presentato il 13 ottobre a Belluno il Rapporto Ecosistema urbano 2009, sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani: la ricerca effettuata da Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore. La XV edizione di Ecosistema Urbano vede ai primi cinque posti della classifica sulla sostenibilità multiffattoriale urbana le città di Siena, Belluno, Trento, Verbania e Parma con i migliori parametri riferiti alla qualità dell’aria, la raccolta differenziata, la produzione dei rifiuti, ai consumi di acqua, alle perdite delle tubature idriche, al sistema di trasporto pubblico, fino alla disponibilità di spazio per le biciclette e alle aree pedonali. Tra i meriti della città di Belluno vi è anche quello di progredire ogni anno nelle proprie ecoprestazioni, mentre invece Frosinone, Ragusa, Catania e Benevento occupano gli ultimi posti della classifica. “Le colpe della staticità delle città – ha detto Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – sono varie e non sempre ricadono sui sindaci. Non è per esempio colpa degli amministratori locali, se da molti anni lo Stato investe poco nelle infrastrutture per il trasporto pubblico urbano, però capita spesso che questo dato oggettivo venga usato come alibi dai primi cittadini che molte cose utili potrebbero farle e a costo zero, dalla sperimentazione di forme di road pricing sul modello di Londra o Milano, alla moltiplicazione delle corsie preferenziali. Ecco se dovessimo indicare oggi l’identikit del buon amministratore potremmo sintetizzarlo in questo modo: un sindaco che agisce per risolvere i problemi e così facendo risquote consenso. Troppi sindaci sembrano pensare che l’obiettivo di rendere le città più moderne ed efficienti passi più da qualche grande infrastruttura isolata piuttosto che da una forte scommessa sulla qualità ambientale come fattore di benessere civico e anche di sviluppo economico”. Nel rapporto di Ecosistema Urbano 2009 vediamo la città di Cagliari al 35° posto, nel contesto generale, cresciuta di ben 17 posizioni rispetto all’edizione dello scorso anno: prima città del Sud, al 5° posto tra le grandi città.
E tra le città del Sud migliora anche Caserta che va dal 41° al 37° posto.
In maniera inversamente proporzionale vediamo però Roma passare dal 55° al 70° posto, mentre Milano avanza di circa 10 posizioni. Tra il primo e l’ultimo capoluogo preso in esame balza agli occhi un considerevole gap: “Sgombriamo il campo dall’idea che queste città siano ‘in ritardo’ perché, o solo perché, a più basso reddito – dichiara Alberto Fiorillo, responsabile aree urbane di Legambiente – Frosinone ultima in classifica, ha lo stesso prodotto interno lordo procapite di Verbania che è invece la prima tra le cinque; Catania (la terz’ultima) ha un pil procapite superiore a Campobasso (che è 63 posizioni sopra nella classifica), Catanzaro ha un reddito procapite superiore a Cagliari, ma più di 15 punti in meno nella classifica di qualità ambientale. Inoltre, nonostante fattori di pressione leggermente più bassi, in queste città i problemi ambientali non sono meno urgenti. Anche senza scomodare l’abusivismo o lo smaltimento illegale dei rifiuti, in questi centri urbani la qualità dell’aria e quella delle acque potabili sono i peggiori della media nazionale. Ma dove la distanza diventa eclatante è su tutti quegli indicatori che chiamano in causa la qualità delle politiche e del governo.
L’infrastrutturazione ambientale è decisamente meno sviluppata della media nazionale: sono depurate il 70% delle acque contro una media dell’85%; la capacità di trasporto pubblico è meno della metà della media nazionale, la disponibilità di verde urbano è addirittura inferiore del 60%. Le politiche ambientali attive sono deboli se non inesistenti: la raccolta differenziata è ad un terzo della media nazionale (ancora sotto agli obiettivi di legge), zone a traffico limitato e piste ciclabili sono quasi inesistenti (il 15% della già modesta media nazionale), le azioni ambientali positive (acquisti verdi, politiche di risparmio energetico etc…) hanno una diffusione largamente inferiore anche alla media nazionale. Dietro le città che migliorano o che peggiorano nella loro qualità ambientale ci sono poche condizioni oggettive. C’è la qualità del governo. C’è la qualità delle politiche del governo locale e anche (e non ultima) la qualità della cultura civica locale”. Le classifiche vengono redatte per avere dati di valutazioni certi ed oggettivabili, ma la vera ontologia spendibile ed applicabile alle indagini è quella di ricavarne una sintesi utile per potere rivolgere le proprie azioni ad una disamina e ad un progressivo miglioramento particolare e d’insieme.

DATI . . . PER CONOSCER (CI) ! By http://www.bolognacittalibera.org 20 Ottobre 2008

DATI . . . CONOSCERE e PER AGIRE – Ultima Indagine ISTAT sui cittadini stranieri residenti in Italia - Fonte: http://www.cittalia.it Povertà, guerre, mancato riconoscimento dei diritti umani, sconvolgimenti ambientali, desiderio di vivere una vita più dignitosa sono solo alcuni dei motivi che spingono molte persone ad abbandonare la propria terra d’origine per cercare fortuna nei Paesi ad alto sviluppo economico. Il fenomeno migratorio ha sempre caratterizzato la storia dell’umanità, ma oggi la globalizzazione dell’economia e della comunicazione ha modificato le prospettive, molti studiosi sono concordi nel sostenere che in un prossimo futuro le migrazioni cresceranno ulteriormente comportando variazioni veloci delle direttrici dei flussi. La condizione prevalente potrebbe essere quella del lavoratore a contratto ed il rischio sociale che, in qualche misura, questa trasformazione comporta è la precarietà dell’impiego insieme alla difficoltà d’integrazione. Vediamo come le città europee sono sempre più cosmopolite. La pluralità delle culture, delle lingue, delle esigenze rendono interessanti e competitive le realtà locali inscritte nel più vasto progetto di economia globale.L’immigrazione e l’integrazione sono tematiche portanti di tutti i programmi politici europei, sia a livello comunitario che nazionale o locale, ma non sempre integrazione è sinonimo di assimilazione. L’integrazione infatti è un processo di adattamento ad una serie di condizioni ed eventi all’interno di una comunità, un procedimento mediante il quale la società che accoglie assicura coesione sociale per i principi condivisi rispettati da tutti. Dall’ultima indagine Istat vediamo che nell’anno 2007 vi è stato un considerevole aumento di stranieri residenti in Italia rispetto all’anno precedente, + 16,8%. L’incremento più elevato registrato nel nostro Paese è riconducibile al forte aumento degli immigrati comunitari, in particolare quelli di cittadinanza rumena, che sono cresciuti nell’ultimo anno di ben 283.078 unità (+ 82,7%). Inoltre sono 457 mila i nati in Italia lo scorso anno con cittadinanza straniera, mentre nel 2001 erano circa 160 mila. Essi sono una “seconda generazione” la cui cittadinanza straniera è dovuta al fatto di essere figli di immigrati. I cittadini dei Paesi est-europei non appartenenti all’Unione europea sono invece 839 mila, ovvero il 24,4% del totale dei residenti stranieri. Dal Rapporto Istat si evince che l’insediamento degli immigrati mostra per la prima volta “una lieve redistribuzione a favore delle regioni meridionali, a causa della presenza romena, che in queste regioni è cresciuta più intensamente che altrove”. Tuttavia pur con questi ultimi aggiornamenti, la geografia del fenomeno non cambia poiché il 62,5% degli immigrati risiede nelle città e nei territori delle regioni del Nord, il 25% nelle regioni del Centro ed il restante numero, 12,5%, nel Mezzogiorno.